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“No al Mes!” La rabbia della sinistra investe la Meloni. Pronto il solito ricatto europeista

Pubblicato il 15/12/2022 21:00 - Aggiornato il 23/06/2023 11:53

Il contesto internazionale ed economico “è mutato” e ogni decisione sul Mes va prima discussa in parlamento. Questo, in estrema sintesi, è il punto di vista del governo, per voce del ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, in merito alla ratifica della riforma del Mes. Il Meccanismo europeo di stabilità, racchiuso nell’acronimo Mes, fu presentato con toni messianici dai fanatici del rigore europeo, e con toni apocalittici da altri. A più di dieci anni dalla sua istituzione, torna d’attualità ora che il governo, coerentemente con le promesse della campagna elettorale e con quanto affermato in tutti gli anni precedenti da parte dei suoi esponenti, ha annunciato di non voler ratificare direttamente la riforma del Meccanismo di stabilità. Fino all’ultimo, il dicastero guidato da Giancarlo Giorgetti, ministro dell’economia in quota Lega, aveva deciso di non decidere, trincerandosi dietro l’attesa della sentenza dell’Alta Corte tedesca in merito a un ricorso presentato proprio sulla riforma del Mes. Ebbene, pur se l’Alta Corte tedesca ha bocciato il ricorso, il governo italiano, l’unico fra i 19 Paesi dell’Eurozona che ancora non ha ratificato la riforma, ha deciso che non vi sarà alcuna ratifica immediata, ma la questione sarà subordinata al dibattito parlamentare. (Continua a leggere dopo la foto)

Durante il Question time alla Camera, ieri, il ministro ha ribadito la convinzione che il cosiddetto fondo salva-Stati sia una “istituzione in crisi”.  La maggioranza, come si ricorderà, aveva approvato lo scorso novembre una mozione che sospendeva il giudizio in attesa del pronunciamento tedesco. Ora che la decisione è arrivata, l’annuncio del governo ha scatenato le ire dell’opposizione. Il più accalorato pare essere Luigi Marattin, deputato di Italia Viva. Per il parlamentare renziano le parole di Giorgetti rappresentano una “melina inutile e non dignitosa”, e ancora: “ratificare non significa aderire al finanziamento”. Marattin ha presentato una interrogazione scritta al ministro dell’Economia sulla ratifica della riforma del Mes. “Emerge con chiarezza – gli ha risposto Giorgetti – la necessità che la decisione di procedere o meno alla ratifica del Trattato sia preceduta da un adeguato e ampio dibattito in Parlamento, anche tenuto conto di quanto emerso dal recente atto di indirizzo approvato dalla Camera”. (Continua a leggere dopo la foto)

La riforma del Mes, strumento studiato dall’Ue per fornire “assistenza finanziaria” agli Stati membri in difficoltà, con una capacità di prestito sino ai 500 miliardi, ha mostrato tutte le sue lacune con la crisi della Grecia, Paese oggi impoverito e svenduto dalla Troika. Non proprio lo spot migliore per il meccanismo salva-Stati, con o senza riforma.

Frattanto, non ha tardato ad arrivare la tirata d’orecchi di Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, durante la conferenza con cui la Bce ha annunciato l’innalzamento dei tassi d’interesse di 50 punti base, stessa soglia stabilita appena ieri dalla Federal Reserve: “Ci auguriamo che l’Italia ratifichi presto il Mes”, ha affermato, sollecitata sul punto dalla domanda di un giornalista. Ecco che succede a cedere quote sempre più consistenti di sovranità e a marciare senza tentennamenti verso l’unione bancaria. Il ditino puntato dell’Europa ha scatenato subito la sinistra: quella di Lagarde, dice il senatore Dem Antonio Misiani, “è una sveglia al governo”. Poi, “non ci sono più alibi”, secondo la nota congiunta dei parlamentari Cinque stelle (eppure, ricordiamo bene cosa diceva il Movimento di un tempo a riguardo del Mes). Si accoda Matteo Renzi: “Dire no significa andare contro gli interessi degli italiani”.

Ecco, dunque, che Giancarlo Giorgetti, nell’occhio del ciclone da giorni, interviene ancora e ribadisce che “c’è un parlamento” che ha già “dato un indirizzo”. E dunque: “adesso il Parlamento si esprimerà ancora e faremo quello che dobbiamo fare”. In democrazia funziona così, ci permettiamo di aggiungere.

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