Prima è arrivata l’emergenza sanitaria, che ha spinto il governo ad adottare restrizioni che hanno di fatto impedito a migliaia e migliaia di famiglie italiane di continuare a lavorare, bloccando così le entrate. Poi gli aiuti, tardivi e insufficienti nonostante le mille promesse. Ora, la stangata finale pronta ad abbattersi sui cittadini ha la forma delle nuove regole europee sul credito, quanto mai inopportune visto lo straordinario momento di difficoltà: i debitori che già annaspano rischiano di soccombere definitivamente per la coincidenza tra l’entrata in vigore dell’identificazione dei crediti economici e la stretta del cosiddetto “calendar provisioning” sulla copertura obbligatoria per le banche dei finanziamenti a rischio.
Attraverso le pagine de Il Paragone avevamo già parlato della minaccia incombente con l’inizio del 2021. In queste ore anche il Fatto Quotidiano ha analizzato i rischi ai quali andranno incontro 2,7 milioni di clienti del sistema creditizio, ovvero quelli che durante la crisi hanno presentato richiesta di moratoria su prestiti, mutui e finanziamenti per un valore totale di 302 miliardi. Senza sottovalutare scenari ancora più preoccupanti, come l’ipotesi che possa innescarsi una nuova stretta creditizia dal potenziale devastante per un sistema economico già piegato dal Covid-19.
Il numero di italiani esposti al credito è alto: secondo il direttore generale dell’Associazione bancaria italiana Giovanni Sabatini, al 27 novembre le richieste di accesso presentato dalle imprese alle moratorie di legge o concesse volontariamente dagli istituti di credito erano 1,2 milioni, oltre a 1,5 milioni di domande presentate dalle famiglie per 97 miliardi. Di queste ultime, 220 mila chiedevano al Fondo pubblico di solidarietà la sospensione delle rate del mutuo sulla prima casa, per un importo medio di 94 mila ciascuna. Un totale al quale vanno poi aggiunte le domande di garanzia dei finanziamenti al Fondo per le piccole e medie imprese del ministero dello Sviluppo Economico: 1,45 milioni in totale quelle presentate, per una cifra complessiva di 116 miliardi.
Su uno scenario così delicato si abbatteranno le nuove regole europee: la banche dovranno dichiarare inadempienti le imprese in arretrato di pagamento per oltre 90 giorni su importi superiori a 500 euro, riferiti a uno o più finanziamenti e che rappresentino più dell’1% dei debiti totali. Per le piccole e medie imprese con crediti inferiori a un milione, l’importo del pagamento scaduto che fa scattare il default è di soli 100 euro, se superiore all’1% del debito totale. Dal default di una posizione, secondo le normative introdotte, scatterà automaticamente quello di tutti i finanziamenti del cliente nella stessa banca. Non bastasse, i margini attivi dell’impresa su altre linee di credito non potranno più essere usati per compensare gli arretrati ed evitare l’inadempienza. Decisamente un bell’aiuto da parte della magnanima Europa ai cittadini in crisi.
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