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L’Italia si ferma, la macchina dei controlli no: dal 1 giugno ripartono gli accertamenti del Fisco

Pubblicato il 23/04/2020 11:48 - Aggiornato il 23/04/2020 12:01

Quello di giugno sarà un mese di fuoco per le partite Iva. Perché nell’Italia dell’emergenza coronavirus, con le aziende costretta a tenere le saracinesche abbassate e i dipendenti a casa causa emergenza sanitaria, l’erario ha già annunciato controlli a tappeto. A dirlo è stato il gran capo del Fisco nostrano, il direttore dell’Agenzia delle Entrate e presidente dell’Agenzia delle entrate-Riscossione Ernesto Maria Ruffini, che nel corso di una videoconferenza alla Camera ha annunciato la rapida ripresa degli accertamenti. Una notizia che lascia a bocca aperta e che suona quasi come una dichiarazione di guerra verso quegli imprenditori che lo Stato dovrebbe tutelare e ai quali, invece, ancora una volta, vengono posti di fronte ostacoli e imprevisti.

L'Italia si ferma, la macchina dei controlli no: dal 1 giugno ripartono gli accertamenti del Fisco

Sia chiaro, nessuno vuole difendere gli evasori. Ma lascia sgomenti una simile dichiarazione in un momento così delicato. Nello specifico, si parla di 8 milioni e mezzo di atti che verranno notificati ai contribuenti a partire da giugno, e si tratta degli accertamenti relativi solo all’Agenzia delle Entrate: quelli della Riscossione, ci ha tenuto a precisare lo stesso Ruffini, sono molti di più. Il tutto a seguito della cancellazione della proroga di due anni per i termini di accertamento concessa dal decreto Cura Italia. Entro fine 2020, dunque, tutti gli atti di accertamento saranno consegnati ai contribuenti interessati, visto che manca un provvedimento normativo che permetta di non pagare gli atti notificati prima dell’inizio della crisi. Il Fisco, insomma, non si ferma, nemmeno di fronte alle emergenze sanitarie.

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Insomma, se sei un imprenditore in difficoltà che fatica a pagare le tasse perché preferisce non lasciare a bocca asciutta dipendenti e fornitori, ti troverai a fare i conti con un nemico giurato: l’avvocato Ernesto Maria Ruffini, figlio del politico e ministro Attilio Ruffini e nipote del cardinale Ernesto Ruffini, nonché fratello minore del giornalista Paolo Ruffini. Uno che, basta dare un’occhiata al suo curriculum per scoprirlo rapidamente, è stato tra gli organizzatori della primissima Leopolda insieme a Renzi e Civati, oltre ad aver più recentemente preso parte alla nona edizione della kermesse. Insomma, l’ennesimo uomo dell’apparato Pd messo in un ruolo di controllo. Pronto a planare come un condor sulle teste dei nostri imprenditori.

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E suona particolarmente grottesco che tutto questo accada proprio nel bel mezzo del confronto nella maggioranza sulle nomine. Mentre le partite Iva italiane si preparano a settimane dure, con la ripresa dei versamenti accompagnata dai tartassanti accertamenti del Fisco, Pd e Cinque Stelle confermano al loro posto, saldi alla poltrona, amministratori come Claudio Descalzi a capo di Eni, nonostante l’imputazione per corruzione internazionale. Ma come, il Movimento non era quello che gridava in piazza “onestà, onestà”? A quanto pare certe regole valgono soltanto per i cittadini comuni, senza santi in Paradiso.

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