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Un disastro chiamato Arcuri. Mascherine, respiratori, cronaca di un fallimento

Pubblicato il 28/03/2020 13:16 - Aggiornato il 28/03/2020 13:23

Come volevasi dimostrare… Una tristissima barzelletta quella che ruota attorno alle mascherine di protezione, ventilatori polmonari e di tutti gli altri dispositivi medici.

Le parole raggelanti pronunciate dal Commissario Arcuri, riportate da “La Stampa”, suscitano grande preoccupazione e un forte senso di sconforto: “Ho preso atto che il 50% degli 8.000 ventilatori verrà consegnato forse alla fine dell’emergenza. L’altro 50% stiamo cercando di pianificarlo e di portarvelo in tempi adeguati. Sennò andiamo nei guai tutti.” Così Arcuri, nominato dal premier Giuseppe Conte come commissario per la gestione/coordinazione dell’emergenza coronavirus, spiega che le gare fatte partire a INIZIO MARZO da Consip (centrale acquisti della Pubblica amministrazione) saranno praticamente inutili. I governatori da Nord a Sud continuano disperatamente e inutilmente a far sentire le loro voci. Servono aiuti urgentemente. Mancano le mascherine e i ventilatori negli ospedali. Materiali FONDAMENTALI che si aspettano oramai da diverso tempo. La gestione del governo sta facendo perdere tempo alle regioni che che vengono ostacolate persino dall’Agenzia delle dogane, che continuano a sequestrare materiale in arrivo dall’estero. Un ulteriore aspetto che non aiuta ma danneggia, è la poca chiarezza sui numeri, che da quando è entrato in scena il commissario, è diventata la protagonista dello scenario.

Ma la storia non finisce qui. Perchè è dovuto intervenire il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, per far rendere conto al commissario che c’è a disposizione l’esercito per la distribuzione delle mascherine e dei ventilatori nel Paese. Il commissario Arcuri assicurava che nel giro di una settimana tutti gli italiani avrebbero avuto a disposizione le mascherine: “Noi siamo in guerra, devo trovare le munizioni per far sì che questa guerra il nostro Paese la vinca prima e meglio degli altri”.  La risposta attuale è ben diversa. Il commissario scarica la responsabilità della situazione alle Regioni: “Gli acquisti di materiali sanitari che vengono effettuati dal governo, dalla Protezione civile, dalla Consip e dal commissario, resteranno complementari, in qualche modo suppletivi a quelli che le regioni possono effettuare.” Lui che fino all’altro ieri non voleva nemmeno mettere al corrente le Regioni sul carico dei materiali che sarebbero stati inviati. E che rispondeva ai governatori: “Dovete fidarmi di me e basta”.

Insomma si sta chiedendo all’intera popolazione di rimanere a casa, si blocca l’intera economia e poi non si riesce nemmeno a far arrivare il materiale ESSENZIALE, il minimo indispensabile per riuscire a combattere il Virus e che dovrebbe essere garantito ai cittadini, all’interno degli ospedali, dove continuano a morire medici e operatori sanitari e alle forze dell’ordine. Stefano Paoloni, segretario generale del Sap, dichiara: “Sin dall’inizio dell’emergenza del coronavirus le mascherine ci sono state distribuite in quantità sempre molto limitata, tanto che in alcune occasioni le nostre pattuglie sono uscite senza. A Torino e’ stata data la disposizione che in una macchina da due la mascherina la indossi uno solo. Non si può combattere il virus a mani nude.” E’ un po’ come se un coach pretendesse dalla sua squadra la vittoria, ma gli legasse mani e piedi, non gli desse istruzione o gli desse istruzioni sbagliate e confuse sulle strategie di gioco da seguire in campo. In un momento come questo servono i manager giusti e lui non sembra proprio esserlo.

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