Non sembra avere fine la triste storia di Margherita B., la “bimba rapita dalla giustizia”. Ebbene, il 4 luglio Margherita ha compiuto 3 anni. Non è stato un bel compleanno, perché la piccola lo ha passato fra i topi e gli scarafaggi di una comunità assistita. Due terzi della sua breve vita li ha trascorsi tra affidi temporanei, assistenti sociali e scartoffie di tribunale. Il motivo? Una diagnosi sbagliata, i sospetti dei servizi comunali e una giustizia minorile che sembra volersi accanire su chi colpe proprio non ne ha.
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L’inizio del calvario di Margherita
Lo scorso 31 maggio, La Verità aveva già raccontato l’inizio della triste storia di Margherita. Tutto comincia nell’agosto 2020, quando la bambina, figlia di una coppia che dal Veneto si sta trasferendo a Ferrara, viene portata dai genitori in un ospedale in provincia di Rovigo perché le fa male una gamba. Una radiografia e una scintigrafia ossea, e una diagnosi di “fratture plurime”, fanno ipotizzare il tipico caso di violenze ripetute: Giovanni e Roberta vengono accusati di maltrattamenti e l’11 agosto 2020
Margherita viene presa dagli assistenti sociali e collocata presso due famiglie affidatarie. A nulla sono valsi i proclami d’innocenza degli indagati, né le loro disperate richieste di affidarla ai nonni.
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Un clamoroso errore medico alla base del “sequestro di Stato”
Durante il processo penale, però, i consulenti della difesa dimostrano velocemente che non s’è trattato di “fratture plurime”, bensì di una normale gamba rotta, come può capitare in ogni famiglia. Quell’evidente “errore medico” convince il giudice a prosciogliere dalle accuse Giovanni e Roberta. La sentenza risale al 31 agosto 2021: dalla scomparsa di Margherita era già trascorso un anno. Da allora, però, la famiglia non si è mai ricomposta nella sua nuova casa di Ferrara. Al contrario, il Tribunale
dei minori di Bologna, competente sull’Emilia Romagna, ha stabilito che Margherita dovesse essere collocata con la madre in una struttura protetta della campagna bolognese, e sotto il controllo dei servizi sociali.
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Ci vediamo dopo le vacanze
Nel frattempo, l’avvocato Patrizia Micai ha presentato più istanze per farle tornare a casa, ogni volta incassando i «No» del tribunale dei minori. Il 18 luglio i giudici le hanno risposto chiedendole una nuova memoria dopo le ferie, il 5 settembre. «Ma visto che c’è di mezzo una bimba reclusa», protesta Micai, «credo che avvocati e magistrati possano anche evitare di andare in vacanza. Nella stessa giustizia penale, quando c’è da decidere sulla sorte di un detenuto, non ci sono rinvii». Così oggi l’avvocato è tornato alla carica con una nuova istanza, urgentissima, dove denuncia le «scarse condizioni igieniche della comunità. Scrive che Margherita per tre volte, da febbraio a marzo, ha preso i pidocchi; che la stanza dove vive con sua madre è «piena di scarafaggi e di escrementi di topi». Aggiunge che la bimba «è sacrificata e privata di tutte le opportunità di vivere le esperienze di vita familiare e sociale che i genitori sono in grado di consentirle». Insomma, condizioni disumane e del tutto ingiustificate.
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Dopo Bibbiano, un’altra vergogna per l’Emilia-Romagna
La piccola Margherita, in comunità, è stata morsa più volte dagli altri bambini e soffre ingiustamente. Rivendica il suo «diritto di vivere la sua infanzia con la sua famiglia e a casa sua», mentre «deve accontentarsi degli spazi scarsi della camera, di scarsi stimoli, di ambienti comuni non a misura di bambino, di giochi spesso rotti, vecchi, male tenuti. Di persone che non hanno nulla a che fare con lei, la sua vita, la sua famiglia e la sua crescita». Davvero una brutta storia. Ma al tribunale dei minori di Bologna qualcuno vorrà interrompere le ferie per occuparsi di Margherita, la bimba rapita dalla giustizia? Dopo Bibbiano, l’Emilia-Romagna si rende protagonista di un’altra pessima vicenda riguardante un minore senza alcuna colpa, se non quella di essere finito nelle grinfie di un Sistema Istituzionale che invece di tutelarla, la sta distruggendo.
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