di Barbara Andreis Ambrosi
iOscurata dalla pandemie della campagna vaccinale, nel silenzio, anche la Sanità pesca nelle tasche degli italiani, ingrassando le proprie casse.
La gestione delle prenotazioni delle liste di attesa per le visite e gli esami specialistici, è diventata un vero business sia per la Sanità pubblica che per quella privata.
Già nel 2019 i servizi a pagamento sfioravano i 40 miliardi. Ora siamo arrivati a cifre da capogiro, nel silenzio di un Governo che sposta l’attenzione su notizie di proprio interesse per non distogliere la massa dai problemi reali che li affliggono. Le lunghe liste di attesa delle prenotazioni per le visite ed esami specialistici convenzionati, si dilungano fino ad arrivare ad un minimo di 3 mesi ad un massimo di 8 mesi, privilegiando così i servizi a pagamento con disponibilità immediata, tanto da portare i poveri cittadini a soccombere ad ulteriori esborsi in un momento di estrema difficoltà economica, per tagliare le lunghe liste di attesa.
Nonostante la nuova normativa, che stabilisce criteri e tempi da rispettare, agevolando il cittadino di avvalersi a visita privata, nel qualcaso non vi sia disponibilità nella Sanità pubblica, anche con ticket ed esenzioni, la situazione permane nell’oblio dell’opzione della visita a pagamento.
Non da meno le nuove disposizioni di prenotazione post pandemia con utilizzo di siti, codici sdi e centralini di prenotazioni, tra tasti e voci guida, con attese telefoniche di oltre 15 minuti, portando gli anziani alla rinuncia di cure, sconfortati dalla difficoltosa e complessa operatività delle prenotazioni e da un sistema che gli esclude sempre di più.