la sentenza del Tar del Lazio, ora recepita in una decisione dell’Inps, ha reso necessarie nuove indicazioni per gli orari delle visite fiscali dei dipendenti pubblici in malattia, di fatto equiparato la fascia di controllo a quella in vigore per i dipendenti del settore privato: sicché le nuove fasce orarie di reperibilità annullano il Decreto Madia del 2017 sul pubblico impiego. Da gennaio 2024 i dipendenti pubblici in malattia dovranno osservare nuove fasce orarie di rintracciabilità per le visite fiscali disposte dall’Inps. Lo ha comunicato l’ente previdenziale con una recente circolare. Quando sono in malattia, i dipendenti pubblici potranno ricevere le “visite mediche di controllo domiciliare” tra le ore 10 e le 12, e ancora tra le 17 e le 19 di tutti i giorni, incluse le domeniche e i giorni festivi. Il Sindacato UIL Pubblica Amministrazione Penitenziaria e alcuni membri della Polizia penitenziaria, infatti, avevano fatto ricorso, contestando la disparità di trattamento tra i dipendenti pubblici e quelli del settore privato. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le nuove fasce orarie
Il 22 dicembre la nota dell’Inps ha adeguato le fasce di reperibilità: sinora, l’articolo 3 del decreto numero 206 del 17 ottobre 2017 stabiliva fasce orarie dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18, estese anche a giorni non lavorativi e festivi. Ma la sentenza del Tar ha invalidato quel decreto. La novità influisce sui lavoratori pubblici in malattia e sulle modalità di controllo delle assenze per motivi di salute. Dunque, in attesa del nuovo decreto, l’Inps ha comunicato le visite mediche di controllo domiciliare e lo ha fatto seguendo il cosiddetto “principio di armonizzazione”, che prevede che non ci siano differenze nel trattamento di dipendenti pubblici e privati su certi aspetti fondamentali. Tra questi, anche la malattia. La sentenza del TAR del Lazio ha, dunque, annullato il Decreto Madia ritenendolo in contrasto con la legge delega. (Continua a leggere dopo la foto)
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La sentenza del Tar e le ragioni del ricorso
Il sindacato UIL Pubblica Amministrazione Penitenziaria, ci informa la Repubblica, aveva indicato tale differenza come una violazione dei principi di uguaglianza e ragionevolezza sanciti dagli articoli 3 e 97 della Costituzione, e il TAR ha riconosciuto la fondatezza del ricorso, precisando che tale disparità di trattamento tra i due settori fosse “del tutto ingiustificata”. Il motivo è che la grande quantità di ore era una “manifesta discriminazione” tra dipendenti pubblici e dipendenti privati, che invece dovevano dare la propria disponibilità solo per quattro ore al giorno. Una discriminazione che secondo il tribunale sembrava avere l’intenzione di “dissuadere” i lavoratori della Pubblica amministrazione dal prendere giorni di malattia.
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