C’è voluto tempo, mesi. Ma alla fine, la narrazione trionfalistica di un governo che si è auto-attribuito il titolo di “esempio agli occhi del mondo” nella gestione della pandemia è stata smontata, nel peggiore dei modi. Con la procura di Bergamo oggi impegnata a indagare sentendo esperti, tecnici e dirigenti del ministero della Salute per capire cosa, invece, è andato storto, quali misure avremmo potuto adottare e invece abbiamo scartato, il perché di scelte che avrebbero potuto salvare vite preziose se fatte diversamente. E con i servizi del programma di RaiTre Report a squarciare il velo, mostrando come il nostro Paese non avesse nemmeno un piano pandemico aggiornato sul quale fare affidamento al momento dell’arrivo del Covid-19.
Il piano era fermo addirittura al 2006, mai aggioranto. E la conferma, ennesima, è arrivata alla Procura da Giuseppe Ruocco, direttore generale del ministero della Salute. I pubblici ministeri lo hanno convocato e, al termine dell’incontro, la procuratrice aggiunta di Bergamo Cristina Rota ha spiegato alla stampa: “Il piano in vigore era quello del 2006, almeno questo è quello che ci è stato dichiarato”. Ribadendo ancora una volta una verità sempre più definita: il nostro piano era fermo al 2006 e, sotto le pressioni del potente vicedirettore aggiunto dell’Oms e membro del Cts Ranieri Guerra, si tentò di camuffare la cosa.
Nello specifico, come rivelato da Report, il ricercatore Francesco Zambon avrebbe ricevuto pesanti pressioni da Ranieri Guerra affinché un primo report pubblicato dall’Oms (che evidenziava i nostri ritardi) sparisse nel nulla, sostituito da una nuova versione “taroccata”. In quest’ultima, il nostro piano pandemico risultava aggiornato al 2016. Tutto falso, però. Nonostante il caso sia ormai esploso, però, Ranieri Guerra è saldamente al suo posto nel Comitato tecnico-scientifico, a prendere decisioni fondamentali nel bel mezzo di una pandemia.
Secondo l’Adnkronos, dalle audizioni gestite dai pm bergamaschi sarebbe emerso “che non solo il piano pandemico era fermo al 2006, ma non è stato nemmeno attivato nonostante lo avesse esplicitamente indicato l’Oms, con l’alert del 5 gennaio scorso”. Non solo quindi non avevamo un piano aggiornato, ma non abbiamo nemmeno utilizzato quello vecchio. L’ex direttore generale della Prevenzione del ministero, Claudio D’Amario, aveva d’altronde già confermato tutto a La Verità, e sottolineato come di “polmoniti anomale” si fosse già al corrente alla fine del 2019. Peccato che non avessimo un piano da seguire. E che, come rivelato dai pm, “per celare le gravi carenze” non sia mai stata fatta un’analisi post-emergenza dopo la prima ondata.
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