Non solo gas, ora l’Europa vuole mettere l’embargo anche al petrolio russo. Una decisione in linea con la strada scellerata delle sanzioni “alla cieca”, se tenere di conto il benché minimo interesse nazionale. È risaputo ormai come le manovre sanzionatorie stiano mettendo in ginocchio noi per primi, prima ancora della Russia stessa. E’ soltanto di ieri sera la rivelazione choc di un ex dirigente Eni sull’enorme crisi energetica che ci si prospetta davanti.
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L’Ungheria si oppone
Ma per fortuna (anche nostra) ci sono Paesi che non si piegano supinamente ai dettami europei. Dopo le resistenze della Germania sulla chiusura dei rapporti con i gasdotti russi, infatti, ecco che anche l’Ungheria si opporrà a questo genere di sanzioni, proprio in virtù di quell’interesse nazionale che in Italia non viene minimamente calcolato.
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“Eserciteremo il veto sulle sanzioni”
Dunque, l’Ungheria metterà il veto all’embargo sul petrolio russo contenuto nel sesto pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea. L’annuncio ufficiale arriva dal portavoce del Governo, Zoltan Kovacs. Secondo Budapest, infatti, sarebbe «inaccettabile» la proposta di Bruxelles. Quando una giornalista della Bbc chiede se il suo Paese eserciterà il diritto di veto, il portavoce ha replicato perentorio: «Sì….Alla fine bisogna ricordare come funziona l’Ue, la proposta arriva da Bruxelles, che è il centro amministrativo, burocratico dell’Unione Europea, non dei Paesi membri».
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Prima gli interessi nazionali
Secondo Kovacs, l’Unione Europea «sa esattamente che quello che sta proponendo va contro gli interessi ungheresi, va contro possibilità che sia fattibile e che se noi lo facciamo manderemo completamente in rovina l’economia ungherese». E non solo quella ungherese, ci verrebbe da sottolineare. Il tema è caldo e i Paesi a direzione sovranista sono quelli che, per ora, reggono il banco.
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