x

x

Vai al contenuto

La Ue non vuole fermare la speculazione su gas e carburanti. Il retroscena

Pubblicato il 14/03/2022 08:49

Avvicinarsi oggi a una pompa di benzina è da infarto. E lo sanno bene gli italiani che in questi giorni hanno dovuto razionare gli spostamenti e valutare con attenzione le strategie per fronteggiare l’ennesima emergenza. In tutto questo ora si scopre che si è di fronte a una gigantesca speculazione. Una speculazione che l’Ue, però, non intende fermare. Perché? Questi prezzi dell’energia non si vedevano dalla crisi dagli anni 70. A Bruxelles è arrivata la proposta di fare un piano per fissare un prezzo massimo in tutta l’Unione europea sull’acquisto di gas naturale. La risposta? Come racconta Federico Fubini in un retroscena pubblicato sul Corriere, “l’idea di un tetto sui prezzi all’importazione presentata sette giorni fa a Bruxelles” non è per niente piaciuta. (Continua a leggere dopo la foto)

“Il limite indicato era a 80 euro a megawattora, con un doppio obiettivo: controllare i costi e versare meno risorse alla Russia, perché il Cremlino con quelle finanzia l’aggressione all’Ucraina. Risultato? “Mercoledì si è tenuto un nuovo incontro sulla proposta”, ma dai tecnici di Bruxelles sono arrivate soprattutto obiezioni. “Si sostiene che con un tetto ai prezzi i Paesi fornitori potrebbero decurtare l’offerta di materia prima all’Europa, finendo per paralizzare interi settori dell’economia”. (Continua a leggere dopo la foto)

Tradotto? L’Ue resterà a guardare e non farà nulla per bloccare questo scandalo. E se anche un solo Stato, poniamo l’Italia, decidesse di procedere per conto suo mettendo questo tetto, ecco che si ritorverebbe alle corde, strangolata dagli altri Paesi Ue. E inoltre si innescherebbe un razionamento delle forniture, “perché produttori come l’Algeria, la Norvegia o la stessa Russia finirebbero per privilegiare la Spagna, la Francia o la Germania”. Come scrive Fubini, e quindi non un deputato di ItalExit, “di certo oggi l’Italia e l’Europa sono di fronte a un colossale fallimento politico e di mercato”. (Continua a leggere dopo la foto)

Ricordiamo che l’Italia resta ai primi posti d’Europa per la dipendenza dal gas per la produzione elettrica. “Oggi l’aumento di quasi otto volte dell’indice europeo del metano in un anno, con oscillazioni paurose dall’inizio della guerra, sta destabilizzando intere filiere”. I fornitori di Russia, Norvegia, Algeria, Libia e Azerbaigian dovrebbero dunque accettare di non vendere in Italia metano al di sopra dei prezzi indicati dal governo.

Ti potrebbe interessare anche: Italexit continua a crescere su tutto il territorio nazionale. Presentato il coordinamento calabrese