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Tutto quello che Gualtieri ha dimenticato di dirci sul Mes

Pubblicato il 02/12/2020 11:24

Una lunghissima sviolata durante le quali Roberto Gualtieri ha cantato per l’ennesima volta le lodi dell’Europa, passo necessario lungo la strada che porta all’approvazione della riforma del Mes. Per poi mettere le mani avanti e sottolineare come, comunque, dare l’ok a delle modifiche che interessano il Fondo Salva-Stati non sia necessariamente l’anticamera dell’accesso ai soldi messi a disposizione dallo strumento. In audizione davanti a sei Commissioni parlamentari, il titolare del Tesoro ha scelto così di giocare sulla difensiva, cercando di far passare messaggi di cautela ma senza ritirare la mano da tempo tesa verso Bruxelles.

Tutto quello che Gualtieri ha dimenticato di dirci sul Mes

Gualtieri ha sottolineato come finora abbia rispettato il proprio mandato parlamentare, rigettando i rilievi sollevati dai parlamentari, e sottolineato come il consenso alla riforma del Mes sia coerente con l’incarico ricevuto. Il 27 gennaio la revisione sarà firmata, senza che l’Italia ponga alcun veto. Fino a quel momento, ha ricordato il ministro dell’Economia mettendo le mani avanti, c’è tempo per altre valutazioni da parte del Parlamento. Occhio, però, a non fare passi azzardati, non si sa mai come potrebbero reagire i mercati.

Tutto quello che Gualtieri ha dimenticato di dirci sul Mes

Una conferenza che è stata poco più di una passerella, insomma. Con Gualtieri a schivare domande pericolose, quelle che tanti economisti sollevano ormai da mesi in merito al Mes. In queste ore La Verità ha pubblicato uno studio realizzato a maggio dal direttore affari legali dello stesso Mes, Jasper Aerts, pagine che sembrano fatte apposta per mettere in imbarazzo il titolare dell’Economia: il ministro ha elogiato, per esempio, il nuovo prestito-paracadute (backstop) che il Salva-Stati dovrebbe poter erogare a favore del Fondo di risoluzione unico (Srf) a partire dal 2024. Secondo lui, la discussione circa l’anticipo al 2022 di questa linea di credito di 68 miliardi, con scadenza tre anni rinnovabili, è elemento positivo, indice di fiducia delle banche verso l’Italia. Dimenticando però di sottolineare come a luglio 2019 il Fondo fosse pari a soli 33 miliardi e che dovrebbe raggiungere l’1% dei depositi dell’Eurozona entro il 2023.

Tutto quello che Gualtieri ha dimenticato di dirci sul Mes

L’intervento del Srf in caso di dissesto bancario presuppone il bail in fino all’ 8% del passivo della banca coinvolta, il che, come abbiamo visto in Italia solo qualche anno fa, non è proprio un fattore di stabilità per i risparmiatori. Altro dettaglio omesso da Gualtieri è sul fronte Cac, le Clausole di azione collettiva per consentire una ristrutturazione del debito. Il passaggio da doppio voto dei creditori (su tutti i titoli in circolazione e su ciascuna serie) a voto unico (solo su tutti i titoli), è stato salutato positivamente dal ministro, che ha dimenticato di specificare come in caso di difficoltà finanziarie di un Paese, al fine di convincere gli altri Stati membri a erogare il prestito, esso ha un forte incentivo a richiedere la ristrutturazione proprio al fine di rendere il proprio debito sostenibile e accedere quindi al prestito. Un cortocircuito decisamente pericoloso.

Gli investitori, infatti avendo contezza di questo probabile scenario cercheranno di disinvestire rapidamente, creando instabilità finanziaria e quindi contribuendo all’ avveramento dell’ evento temuto. Perfino per l’ avvocatodel Mes questo è uno scenario possibile. Gualtieri, però, ovviamente su questo fronte tace.

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