L’Italia rischia di pagare un prezzo altissimo per la sua dipendenza dalla Russia, un Paese che “non può essere un partner affidabile” e non va trascinato “in un ambito di globalizzazione corretta, produttiva per tutti, basata su semplici ma basilari regole di lealtà e cooperazione”. A dirlo è Joseph Stiglitz, docente di economia alla Columbia University di New York, in passato capo economista della Banca Mondiale e vincitore del premio Nobel nel 2001. Intervistato da Repubblica, l’esperto ha spiegato: “Queste considerazioni sulla Russia le avevo scritte molti anni fa nei miei libri sulla globalizzazione, i suoi eccessi e i suoi guasti”.
Cosa succederà nei prossimi mesi? “I problemi saranno enormi per tutti – secondo Stiglitz – però in questo momento il mio primo pensiero va alla moltitudine di Paesi in via di sviluppo che dipendono per la loro sopravvivenza dalle forniture innanzitutto alimentari e poi anche di altre materie prime, dalla Russia e dall’Ucraina. Chi gli manderà il grano, il mais, anche il petrolio che viene a mancare? Vede, l’America e l’Europa hanno spalle forti e, diciamo in sei mesi, possono riorganizzarsi per le forniture di qualsiasi bene e diversificare le fonti di approvvigionamento. Ma per i Paesi poveri, legati a un unico fornitore, questo è difficilissimo, diventa davvero questione di vita e di morte”.
Smarcarsi dalla Russia sarà però difficile anche per altri Paesi, in condizioni meno precarie. Come l’Italia: “Certo, e anche in Germania dove sono addirittura partiti i piani per il razionamento. È dura ma francamente ci si poteva pensare prima di legarsi mani e piedi a un unico fornitore, per di più di provata inaffidabilità. All’università lo insegniamo ai ragazzi del primo anno di economia: mai dipendere da nessuno”. La speranza “è costruire un mondo in cui le parole tornino a contare, il dialogo anziché la contrapposizione. L’incognita cinese? Non credo che sia loro interesse creare un blocco con la Russia e appoggiarla militarmente, i cinesi non sono così ingenui. In futuro la Russia avrà bisogno della Cina come forte spalla e come mercato sicuro, la Cina molto meno della Russia”.
C’è il rischio di una nuova recessione per l’Europa? “Non ne sono sicuro – ha concluso Stiglitz – ma la guerra non è ancora finita. Di sicuro la crescita perderà molti punti e saranno necessari grossi sacrifici per un lungo periodo di aggiustamento. Il tutto è complicato dagli strascichi della pandemia e dall’inflazione che della lunga uscita dalla pandemia era un effetto e ora è drammaticamente amplificata dalla guerra. Spero che la Banca centrale europea non ripeta gli errori della crisi finanziaria dell’inizio dello scorso decennio e non alzi i tassi d’interesse con il pretesto dell’inflazione ma l’unico risultato di deprimere ulteriormente la crescita. L’unico modo per reggere alla crisi che sta arrivando sarà tenere viva in qualche modo la domanda e favorire anziché scoraggiare gli investimenti necessari alla nuova ripresa”.
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