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“Tutta colpa di Draghi”. Il governo si spacca a metà: la linea soft di Giorgia Meloni ora vacilla

Pubblicato il 05/12/2022 09:24

C’è una fronda, all’interno del governo Meloni, che fin dai giorni immediatamente successivi l’insediamento della prima premier donna d’Italia ha iniziato a puntare il dito contro un atteggiamento troppo soft nei confronti del suo predecessore, Mario Draghi. Un gruppo capitanato inizialmente da quei ministri di spesa del Recovery che, in caso di ritardi o intoppi, temevano di trasformarsi in capri espiatori. E che però si è andata ingrossando settimana dopo settimana, iniziando a premere per raggiungere un obiettivo impensabile fino a poco tempo fa: spingere Giorgia Meloni a una presa di distanza netta dall’ex presidente della Bce, passaggio considerato necessario per difendersi da eventuali mancanze certificate dall’Europa. Un’inversione a U drastica, che però stando a Repubblica sarebbe già iniziata: “Un segnale importante, in questo senso, è stato registrato nelle ultime ore”. (Continua a leggere dopo la foto)

Francesco Lollobrigida, uno dei ministri considerato più vicino a Meloni, ha infatti attaccato, ricorrendo a toni inediti: “Il Pnrr era un piatto fatto in fretta e furia per spendere, a volte non per farlo bene. In ogni ministero riscontriamo che ci sono misure fatte per utilizzare i fondi, ma non in maniera adeguata”. E ancora: “All’Ue chiediamo di poter rimodulare i tempi e le risorse. Era un tabù demagogico rimodulare il Pnrr, ma solo per la sinistra”. (Continua a leggere dopo la foto)

Il segnale, evidente, che qualcosa stia cambiando. I rapporti tra Draghi e Meloni, cementati già prima delle ultime elezioni, restano buoni. I due, secondo Repubblica, sarebbero ancora in contatto, con la premier che continuerebbe ad aggiornare il suo predecessore sulla situazione relativa proprio al Pnrr. Ma è chiaro che, di questo passo, un raffreddamento sarà inevitabile, con lo scontro tra falchi e colombe che continua intanto ad agitare l’esecutivo. (Continua a leggere dopo la foto)

Matteo Salvini e Gilberto Pichetto Fratin hanno iniziato da tempo a picchiare duro su Draghi, nonostante gli inviti di Meloni a fare il contrario. E alla fine anche la premier, stando alle recenti dichiarazioni, sembra essersi arresa, ormai rassegnata a sua volta al cambio di rotta: “Non criticherò mai chi ha ricoperto la carica fino a poche settimane fa. Ma è un dato incontrovertibile che dei 55 obiettivi da centrare entro fine anno, a noi ne sono stati lasciati 30”.

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