Il ritorno dei voucher spacca la maggioranza di centrodestra, divisa sull’opportunità di reintrodurre o meno i famosi buoni, aboliti dal governo Gentiloni nel 2017 al culmine di mesi e mesi di feroce polemica, e soprattutto sulle nuove modalità di rilancio. Nella nuova legge di Bilancio, il governo Meloni ha infatti inserito una misura che ne prevede l’utilizzo, a partire dal prossimo 1 gennaio 2023, nei settore dell’agricoltura, del comparto Horeca (hotel, ristoranti e caffetterie) e nel mondo dei lavori domestici. Il nuovo assegno avrà un valore nominale di 10 euro lordi all’ora, 7.50 euro netti, con un tetto di reddito per i lavoratori che arriverà fino a 10 mila euro l’anno. Secondo Giorgia Meloni, lo scopo è quello di creare uno strumento “utile per regolarizzare il lavoro stagionale e occasionale”. (Continua a leggere dopo la foto)
Il tetto di reddito ammissibile è stato dunque raddoppiato rispetto a quanto previsto dalle norme introdotte dal Dl Dignità, che aveva fissato il limite alle prestazioni occasionali a 5 mila euro. Ma sui voucher, come spiegato dalla Stampa, lo scontro continua anche nella stessa maggioranza. La misura è accusata di favorire il precariato e nascondere ombre di evasione fiscale, motivo per cui in passato si era deciso per lo stop. (Continua a leggere dopo la foto)
Le associazioni agricole e quelle del terziario hanno accolto con soddisfazione il ritorno dei voucher, con Confesercenti che ha chiesto di estenderli a tutto il comparto del turismo, non solo alle strutture ricettive e alla ristorazione. I sindacati, invece, hanno subito protestato: “Non si prospetta nulla di buono” ha commentato la segretaria confederale Uil Ilvana Veronese”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Siamo in presenza di una distonia del governo – ha spiegato Veronese – che con una mano stanzia risorse per esoneri contributivi destinati ad assunzioni stabili di giovani e donne, mentre con l’altra reintroduce uno strumento di ingresso altamente precarizzante come i voucher”.
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