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Tira pugni a vuoto, poi sviene: l’assurda tragedia di un pugile di 24 anni, che si aggiunge al lungo elenco di “morti sospette”

Pubblicato il 09/06/2022 11:57

Le immagini del suo ultimo match avevano fatto il giro del mondo: sul ring, sotto gli occhi degli spettatori, un pugile aveva iniziato improvvisamente a menare colpi al vuoto, come se avesse davanti un avversario immaginario che soltanto lui riusciva a vedere. Alle sue spalle il vero rivale che, insieme all’arbitro, lo osservava stupito senza capire cosa stesse succedendo. Un filmato che, purtroppo, ha fatto da preludio alla tragedia: quel ragazzo coi guantoni, 24 anni di origini sudafricane, è infatti deceduto la notte del 7 giugno.

Simiso Buthelezi, questo il nome del pugile scomparso nelle scorse ore, era arrivato in ospedale già in gravi condizioni al termine dell’incontro. L’arbitro, capita la situazione, aveva immediatamente interrotto l’incontro per consentire le cure all’atleta, impegnato in quel momento in una sfida contro Siphesihle Mntungwa. La sequenza di quel drammatico match, con Simiso che inizia improvvisamente a menare colpi al vuoto in evidente stato di confusione, era subito diventate virali in rete.

L’incontro era valido per la World Boxing Federation All Africa Lightweight, la categoria africana dei pesi leggeri. Una volta arrivato in ospedale, subito dopo la fine del match, Buthelezi è stato ricoverato in terapia intensiva e successivamente posto in coma indotto. Gli esami hanno evidenziato un’emorragia cerebrale, anche se nulla durante le prime fasi dell’incontro aveva fatto presagire dei danni così gravi.

Il dramma è arrivato alla decima ripresa, quando improvvisamente Buthelezi è apparso confuso al punto da non sapere più cosa stesse facendo. Fino a quel momento, il pugile era sembrato invece in pieno controllo di un match che stava dominando. Poco dopo la fine dell’incontro, interrotto dall’arbitro, l’atleta aveva perso i sensi. La federazione di box del Sud Africa ha annunciato che condurrà indagini immediate per capire cosa si nasconde dietro l’ennesima “morte sospetta” di un atleta, un fenomeno purtroppo sempre più frequente in tutto il mondo.

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