La terza dose potrebbe addirittura esporre i giovani a un maggiore rischio di contagio, risultando così non solo inefficace, ma anche controproducente. Un timore crescente, quello sugli effetti del cosiddetto “booster” sui ragazzi. E che, come raccontato da Peter D’Angelo sulle pagine del Fatto Quotidiano, sta spingendo molti scienziati a predicare calma, spingendo i governi a prendere tempo in attesa di ulteriori approfondimenti. L’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità sembra d’altronde confermare un dato: nella fascia 12-39 anni, chi ha ricevuto tre dosi sembra correre un maggiore rischio di ospedalizzazione rispetto a chi si è invece fermato a due.
I numeri dell’Iss sembrano infatti sottolineare come nella popolazione con meno di 40 anni non ci sarebbero benefici evidenti per la terza dose. La letteratura scientifica insiste da tempo sul fenomeno dell’anergia, il rischio che il sistema immunitario finisca per non rispondere all’antigene a causa delle troppe stimolazioni. Tre dosi, d’altronde, non si erano mai effettuate nella storia della vaccinazione moderna. Antonio Cassone, ex direttore di Malattie infettive dello stesso Iss, ha parlato di “anticorpi che non si legano o non neutralizzano perché in Omicron sono cambiati gli epitopi del vaccino, basato sul ceppo di Wuhan che non è più in circolazione da tempo”.
Al Fatto Quotidiano, Cassone ha sottolineato come “subito dopo la vaccinazione il nostro sistema immunitario, che sta lavorando per formare una buona risposta difensiva, può trovarsi sotto stress per il sovraccarico e questo rende il soggetto più suscettibile ed esposto a batteri o virus per una finestra di tempo limitata”. Un fenomeno che andrebbe approfondito in maniera accurata, nella consapevolezza del fatto che, purtroppo, “il virus corre più veloce dei dati che si interpretano”.
Paolo Gasparini, presidente della società italiana di Genetica umana, ha aggiunto: “I giovani che sono passati indenni alle prime ondate, dopo la dose booster si sono contagiati. Sicuramente Omicron è più contagiosa. Ma è chiaro che c’è qualcosa che merita un approfondimento. Potrebbe esserci anche un’immuno-depressione post-booster temporanea da meglio comprendere”.
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