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Sulla testa dell’Italia pende ancora la spada del Mes: anche in tempo di crisi, l’Europa insiste con la riforma

Pubblicato il 17/03/2020 11:02

La firma sulla riforma non è ancora arrivata. Eppure il Meccanismo europeo di stabilità, l’ormai famigerato Mes, continua a fare capolino nell’agenda dei leader dell’Unione, nonostante la crisi coronavirus che ha messo in ginocchio l’Italia e minaccia di fare altrettanto, e in tempi brevi, con le varie Spagna, Francia e Germania. La prova, qualora servisse, è arrivata da un fuorionda a ridosso della conferenza stampa dell’Eurogruppo, con il direttore generale del fondo salva-Stati Klaus Regling a chiedere, rivolto al commissario all’Economia Paolo Gentiloni, di discutere insieme delle modifiche all’organismo.

Sulla testa dell'Italia pende ancora la spada del Mes: anche in tempo di crisi, l'Europa insiste con la riforma

L’Italia, in merito, continua a fare orecchie da mercante, fingendo semplicemente che il problema non esista. Gualtieri si è presentato mettendo le mani avanti, spiegando di non aver ricevuto mandati per negoziare. Conte ha chiesto di accantonare momentaneamente la discussione, in attesa di tempi migliori. Ma l’argomento, guarda caso, salta fuori proprio mentre ci si confronta sul modo più efficace per contrastare gli effetti dell’emergenza. con la sospensione del Patto di stabilità e crescita come soluzione condivisa più o meno da tutti gli Stati e sulla quale Bruxelles si è già detta disponibile.

Sulla testa dell'Italia pende ancora la spada del Mes: anche in tempo di crisi, l'Europa insiste con la riforma

Hanno ceduto tutti, sul tema. Anche chi inizialmente restava fedele al dogma del rigore economico, capita l’antifona di un virus che non risparmierà nessun Paese del Vecchio Continente. Ma la disponibilità a sospendere il Patto, dettata dalle circostanze emergenziali più che da decisioni volontarie degli amanti dell’austerity, non sarà gratis. E così ecco che, puntuale, si riaffaccia sul tavolo dell’Eurogruppo la discussione sul Mes. Non è ancora arrivata la firma sulla riforma del Meccanismo, dicevamo, ma c’è la volontà di esplorare la possibilità di usare il fondo salva-Stati per i Paesi che ne avranno bisogno. Tra i quali, probabilmente, anche l’Italia.

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Regling ha cercato un approccio soft, senza ricorrere agli imperativi: “Abbiamo una capacità di 410 miliardi di euro non del tutto sfruttata, alcuni mai usati. Ce n’è abbastanza: penseremo a come potranno essere usati nelle circostanze attuali che sono molto diverse da dieci anni fa”. Gentiloni, a sua volta, ha parlato del Mes come di uno “strumento straordinario per affrontare la crisi”, mentre Gualtieri tentava di frenare. La riforma in discussione non prevede la firma in automatico del Memorandum stile Grecia, vale a dire impegni a fare riforme e tagli per far rientrare il debito, firma che però scatterebbe se il Paese non è in è in linea con le regole su deficit e debito. Vero è che, previsioni alla mano, tutti gli stati Ue si troveranno in pessime condizioni, una volta terminata l’emergenza. Ma è anche vero che tra l’economia italiane e quella tedesca, per dirne una non troppo a caso, le differenze ci sono, e sono nette. Come diversi potrebbero essere, ahinoi, gli effetti della cura.

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