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L’Italia è distratta, e il governo fa disastri: Alitalia, Mes, Ilva e gli altri dossier. Cosa succede

Pubblicato il 07/03/2020 13:08

Non pensate che siano tutti concentrati sull’emergenza coronavirus. I giochi di palazzo continuano sulle questioni più delicate. Combinandone di tutti i colori. Ilva, Mes, Alitalia, solo per citare le tre grandi questioni. A causa dell’emergenza il Parlamento intanto diluisce i lavori, e mentre tutti (mass media, opinione pubblica e cittadini) sono concentrati sull’epidemia, il governo e la maggioranza stanno definendo dossier importantissimi. Per non parlare, inoltre, dello slittamento del referendum sul taglio dei parlamentari, previsto per il 29 marzo ma poi rinviato a data da destinarsi. Verrebbe da dire: quando il gatto non c’è i topi ballano.

A tal proposito, a tracciare bene il quadro della situazione è Carlo Tarallo su La Verità. Sul fronte Alitalia, ad esempio, negli ultimi giorni l’esecutivo giallorosso ha deciso di avallare anche la possibilità di una vendita-spezzatino della compagnia di bandiera. “Il bando per la vendita di Alitalia prevede infatti che si possano avanzare manifestazioni di interesse sia per singole attività (Aviation, Handling, Manutenzione) sia per il lotto unico comprendente tutte gli asset della società”. Già scegliere di mettere in vendita Alitalia in questo frangente è una follia, con il turismo alle corde e i voli cancellati, in più approvare anche lo spezzatino vuol dire essere davvero incompetenti.

E su Ilva? Tutto tace. Sì, ma tutto continua anche a muoversi. In sordina, a Milano, in un Palazzo di giustizia semi paralizzato e sostanzialmente deserto, “davanti al giudice civile Claudio Marangoni, si sono incontrati i legali di Arcelor Mittal e quelli dell’ex Ilva in amministrazione straordinaria. Meno di un quarto d’ora di udienza ed è stata sancita la fine della causa civile, avviata a novembre dalla multinazionale con un atto di citazione, a cui si opposero i commissari con un ricorso cautelare d’urgenza. L’accordo firmato tre giorni fa tra il gruppo franco indiano e i commissari dell’Ilva prevede, tra l’altro, l’ingresso nel capitale sociale di Am Invest co, tramite un aumento di capitale, di investitori pubblici e privati, e la possibilità per Arcelor Míttal di recedere entro il 31 dicembre prossimo, qualora non si addivenga alla stipula di un accordo di investimento entro il 30 novembre 2020, a fronte del pagamento di una ‘penale’ di 500 milioni di euro”.

E veniamo all’ultima nota dolente, il Mes, il famigerato Meccanismo europeo di stabilità. Il governo, alla chetichella, aveva già dato l’ok dell’Italia alla riforma che potrebbe però penalizzare fortemente proprio il nostro Paese. A dicembre la maggioranza trovò l’accordo su un testo che garantiva un ulteriore passaggio in Parlamento prima della ratifica del governo italiano all’accordo europeo, ma dell’argomento non si è più discusso. Il 16 marzo l’Eurogruppo dovrà approvare definitivamente il testo della riforma. Roberto Gualtieri dirà sì, senza aver coinvolto di nuovo Camera e Senato, come pure era stato promesso e sottoscritto. Ma c’è l’emergenza coronavirus… Quindi non si può risentire il parlamento. Ed ecco qua che il governo, zitto zitto e quatto quatto, ha approfittato dell’emergenza coronavirus per portare a casa tutto quello che voleva su Alitalia, Mes e Ilva. Per il bene loro e non di certo per quello degli italiani.

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