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Supermercati, stesso pacco meno cibo. Ecco come ci stanno fregando e come accorgersene

Pubblicato il 07/04/2022 11:31 - Aggiornato il 07/12/2022 17:58

Dalle multinazionali arriva un’altra fregatura ai cittadini e ai consumatori. E arriva direttamente tra gli scaffali del supermercato e nei carrelli della spesa. Si chiama “Shrinkflation”, ossia l’inflazione occulta. Di cosa si tratta? E perché ci tocca molto direttamente? Come spiega Libero in un approfondito articolo, “si restringe quasi impercettibilmente la quantità del prodotto, ma il prezzo resta invariato. Il Financial Times è stato il primo a denunciare la pratica: sacchetti di patatine, appunto, riempiti con cinque o dieci sfoglie in meno; rotoli di carta igienica da cui mancano una trentina di strappi; qualche decilitro di sapone in meno nelle bottiglie; flaconi di detersivo non riempiti del tutto; barrette di cioccolato, specie quelle a tocchi triangolari, meno pesanti e con la distanza drammaticamente aumentata tra i blocchetti”. (Continua a leggere dopo la foto)

Non solo la spesa ormai ci costo l’ira di Dio, ma adesso ci ritroviamo a pagare prezzi assurdi per confezioni che contengono meno prodotto. Se ne sono accorte le associazioni di consumatori che ora stanno denunciando questi atteggiamenti subdoli. Se ne sono accorti anche i consumatori, ma – almeno così pare, se non si tratta di connivenza – non se n’è accorta la politica che se ne resta a guardare. “Secondo le stime preliminari Istat, l’inflazione a marzo ha toccato quota +6,7% su base annua, aumentando di un ulteriore punto percentuale rispetto al mese precedente. Anche qui, a trascinare la crescita è l’energia, il cui prezzo segnerebbe una variazione annuale del +52,9%, seguito dai beni alimentari, il cui costo sarebbe aumentato del +4,0% rispetto a un anno fa. Epperò, se i rincari in bolletta (o alla pompa) sono stati notati da molti, gli effetti dell’inflazione paiono scomparire sullo scontrino del supermercato”. (Continua a leggere dopo la foto)

Ma è la shrinkflation. Spiega Francesco Specchia: “Mi faccio spiegare il rimpicciolimento dei prodotti da un collega esperto di scaffali. Mi confonde ancora di più: «Ipotizziamo che un anno fa il costo di una confezione di spaghetti fosse di 2,15 euro (pari a 215 centesimi) per 500 grammi di prodotto. Di conseguenza il prezzo al grammo, ottenuto dividendo il prezzo della confezione per il peso del prodotto venduto (215 ÷ 500), era di 0,43 centesimi al grammo». Ancora: «Oggi il prezzo è rimasto invariato, quindi sempre 2,15 euro (215 centesimi), ma la confezione non contiene più 500 grammi di spaghetti, bensì 478. Il prezzo al grammo quindi ora è di circa 0,45 centesimi, il 4% in più rispetto a un anno fa». Conclusione: sì, ci hanno fregato”. (Continua a leggere dopo la foto)

La sòla ovviamente è globale, e viene dagli Stati Uniti, dove i consumatori sono tendenzialmente crocefissi. Conclude Specchia: “Da noi risulta una pratica scorrettissima, se non è ‘comunicata correttamente’, cosa che non avviene praticamente mai. Conto le patatine e mi consolo pensando, almeno, di essermi messo in stretto regime alimentare senza accorgermene. Con i soldi delle mia cresta c’è gente che si paga l’inflazione, io, figli o non figli, avrei pagato un dietologo…”. Quelli in foto sono solo alcuni esempi, il fenomeno riguarda praticamente tutte le case e i prodotti. E negli Stati Uniti si stanno registrando i casi maggiori. Povera spesa…

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