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Sottosegretari, è braccio di ferro tra i partiti: M5S, Lega e Pd in fermento

Pubblicato il 23/02/2021 12:18 - Aggiornato il 23/02/2021 12:21

Malumori striscianti, sempre più forti, quelli che stanno attraversando la Lega nella partita, delicata, per la scelta dei sottosegretari che completeranno il governo Draghi. Con Matteo Salvini che può sì sorridere guardando in casa altrui, vedi un M5S ormai dilaniato e un Pd che continua a prendere tempo, ma costretto comunque a ragionare attentamente sulle sue prossime mosse, per non scontentare troppi esponenti del Carroccio tutti insieme. Senza perdere troppo tempo ancora: la definizione delle ultime caselle è stata chiesta dal nuovo premier per avviare la macchina dell’esecutivo. E per non dare agli italiani, già molto dubbiosi sulla nascita di questo nuovo schieramento, l’impressione di star perdendo altro tempo.

Sottosegretari, è braccio di ferro tra i partiti: M5S, Lega e Pd in fermento

Il M5S, al momento di dar vita al governo, ha preteso l’assegnazione di 12 dei posti ancora da definire, rivendicando anche la delega allo Sport che dovrebbe finire a Fabiana Dadone. Sul fronte dem, invece, l’unico che sembra sicuro di una poltrona è il confermato Enzo Amendola, che ha incassato già il via libera di Palazzo Chigi. Renzi continua a prendere tempo, sostenendo che non ci siano ancora schemi definiti. La Lega, a sua volta, è invece in forte stato di agitazione.

Sottosegretari, è braccio di ferro tra i partiti: M5S, Lega e Pd in fermento

Salvini, al momento di appoggiare Draghi, aveva delinato la seguente spartizione: l’ala più moderata del partito avrebbe avuto i ministeri, per gli altri si sarebbero invece aperte altre porte, quelle dei sottosegretari. Difficile però ora rispettare le promesse. E difficile accontentare, in ogni caso, tutti. Con Stefano Candiani che, per esempio, sentendosi già messo a imargini ha iniziato a mostrare segnali di forte insoddisfazione.

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Un salviniano duro e puro come Claudio Durigon potrebbe, invece, dover lasciare il posto ad Andrea Giaccone nel ministero del Lavoro di Andrea Orlando, mentre alla vicepresidenza della Camera lasciata vacante da Mara Carfagna potrebbe finire Raffaele Volpi, che dovrà lasciare la presidenza del Copasir. Con la sensazione, sollevata anche da diversi militanti sui social, che il salvinismo, inteso come presenza forte nel governo di esponenti storicamente legati al segretario, possa finire presto in secondo piano. Per un governo in cui Draghi finirebbe per decidere quale anima del Carroccio mostrare.

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