Medici e infermieri sul piede di guerra. Martedì 5 dicembre si fermeranno le attività negli ospedali italiani, con l’eccezione dei servizi essenziali. Funzioneranno solo i Pronto Soccorso e i servizi d’emergenza. La lista delle motivazioni è lunga, e riguarda tutti gli italiani. Perché se si ferma la sanità è un problema per tutti. Si va dalla carenza di personale agli ulteriori tagli ai posti letto di una sanità pesantemente colpita negli anni dalle politiche dei governi. Mancate assunzioni, stipendi sotto la media europea, fuga degli infermieri verso l’estero in cerca di condizioni di lavoro migliori e ridimensionamento delle pensioni ai lavoratori del settore completano il quadro. Lo sciopero nazionale riguarderà medici, dirigenti sanitari, infermieri, ostetriche e altre professioni collegate al sistema sanitario. (continua dopo la foto)
La manifestazione principale si svolgerà a Roma, in Piazza Santi Apostoli. Aprirà la protesta un sit in contro la manovra economica del governo Meloni, che ha imposto nuovi tagli alla sanità. Questa decisione ha provocato la reazione dei sindacati Anaao, Cimo-Fesmed e Nursing Up. “Dopo l’ennesima manovra economica che ignora le esigenze dei professionisti della salute, mette in discussione i diritti acquisiti e dimentica le necessità della sanità pubblica, è giunta l’ora di scioperare”, spiegano i dirigenti dei sindacati. “ci vedremo in piazza per esprimere tutta la nostra rabbia e la nostra delusione”.
I dati sono allarmanti. Con il piano del discusso PNRR si riduce da 7700 a 5992 il numero dei posti letto in terapia intensiva. Contemporaneamente, aumenta da 200 a 300mila il numero dei pazienti che dovranno essere assistiti con la telemedicina. Allarmanti anche i dati che emergono dalla Federazione nazionale delle professioni infermieristiche. Entro il 2033 tra gli infermieri sono previsti 127mila pensionamenti. Anche contando le immissioni di nuovi laureati, si creerebbe una carenza di 18mila unità. A questi dati si aggiunge il problema delle “fughe all’estero”. Ogni anno, infatti, più di 3.000 infermieri si spostano oltre confine, con trasferimento stabile o lavorando come frontalieri con la Svizzera. (continua dopo la foto)
“Servono almeno 175mila infermieri per stare in media con gli altri principali Paesi europei”, rincara la dose Nursing Up, sindacato di categoria. Che prevede una situazione anche peggiore. “Se guardiamo solo ai Paesi che fanno parte dell’Ue, ne servirebbero 220mila”. La carenza di personale che servirebbe a garantire solo il piano del PNRR è di 40mila unità. Per questo ci si rivolge all’estero. “Da circa sei mesi stiamo cercando di reperire medici e infermieri per esempio da India e Argentina”, è l’allarme del sindacato. “Ma sappiamo che molti arrivano senza sapere la lingua. Inevitabilmente, la qualità dell’assistenza ne risente”. E a rimetterci, come al solito, non sono solo i professionisti del settore. Ma tutti i cittadini italiani.