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Quando la crisi si fa dura tocca allo Stato caricarsi sulle spalle i cittadini

Pubblicato il 24/04/2020 17:28 - Aggiornato il 24/04/2020 17:58

Una crisi senza precedenti, ormai è sotto gli occhi anche del più cieco tra gli amministratori. Per uscire dalla quale serviranno sforzi giganteschi. A partire da uno Stato che dovrà ricoprire un ruolo centrale, provvedere direttamente all’assistenza degli imprenditori e mettersi sulle spalle i cittadini. Se ne sono accorti gli economisti di tutto il mondo, continua a non accorgersene il nostro governo, che ricorre ancora a formule tardive e inefficaci per provare a contrastare senza successo l’emergenza economica. E continua non accorgersene la Lega di Matteo Salvini, che ripete a pappagallo il ritornello del “libero mercato” senza rendersi conto del terremoto che si è appena verificato.

Quando la crisi si fa dura tocca allo Stato caricarsi sulle spalle i cittadini

I sovranisti continuano a parlare, in questi giorni concitati, di “assoluta libertà d’impresa”, “deregulation”, “rivoluzione liberale”. Slogan totalmente fuori tempo, superati. Oggi è allo Stato che bisogna guardare se si vuole uscire a testa alta, più forti di prima, dalla pandemia. Una parola che non deve far paura, non deve evocare immagini distorte. Willem Buiter, economista olandese e firma illustre del Financial Times, lo ha chiarito senza mezzi termini: lo Stato dovrà salvare tante aziende che entreranno inevitabilmente in crisi. Al punto da poter parlare di un “socialismo pandemico”.

Quando la crisi si fa dura tocca allo Stato caricarsi sulle spalle i cittadini

Al di là dell’espressione in sé, è il succo a essere fondamentale. Fingersi liberisti a tutti i costi, oggi, non ha senso. E dovranno capirlo presto tutti quei leader, da Bolsonaro a Trump a Matteo Salvini, che ancora si attengono al copione di sempre. Il rischio di bancarotte e fallimenti in tanti settori è concreto. L’economista Emiliano Brancaccio lo ha chiarito bene ai microfoni di Rai Radio 1: “A rischiare di saltare non saranno semplicemente le piccole imprese. Parliamo di grandi vettori di trasporto, di industria pesante, di banche. Le stime indicano che questa volta assisteremo a un boom di fallimenti almeno doppio rispetto a quello, pesantissimo, di un decennio fa”.

Quando la crisi si fa dura tocca allo Stato caricarsi sulle spalle i cittadini

Saranno allora gli Stati, per forza di cose, ad acquisire una parte delle imprese in bancarotta. Con operazioni che andranno a ricordare epoche lontane eppure di colpo tornate attualissime. E bisognerà sapersi adattare, subito. La sanità dovrà tornare pubblica, lo Stato dovrà provvedere a mettere i soldi in mano ai cittadini. Di chi inneggia al liberismo, cari Salvini & co., in un momento così non sappiamo cosa farcene.

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