Lo ha annunciato con il sorriso sulle labbra, comodamente seduto sulle poltrone bianche di Porta a Porta: “Sì, ci sarà una segreteria politica. Io più delego, più son contento”. Parole che Matteo Salvini ha pronunciato senza scomporsi, anzi. E che però sono lo specchio del momento no di un leader che, dopo l’esito delle ultime Regionali, è stato “affiancato”. Per necessità programmatiche, dice lui: “Abbiamo creato dei Dipartimenti perché la società ha bisogno di risposte precise”. Perché da solo, suggeriscono invece i maligni, il Capitano continua clamorosoamente a far incagliare la nave sul più bello, sommando errori a errori. Un copione che, prima o poi, andava stracciato.
Al momento l’ipotesi principale è quella di lasciare comunque Salvini solo alla guida, senza affiancargli nessuno ma creando una catena di comando basata su una struttura di raccordo tra il leader e i capi dipartimento, già individuati. Una figura piazzata al suo fianco all’indomani di una tornata elettorale non positiva suonerebbe come una bocciatura, agli occhi di tutti, ed è bene non esasperare i toni. La linea ufficiale è così quella di una novità già messa in cantiere da mesi e non legata al responso delle urne. La sensazione è che però in tanti, all’interno del partito, si stiano chiedendo se non sarebbe il caso di iniziare a ragionare su un avvicendamento al vertice.
Un segnale importante, in un momento così delicato, è arrivato dall’alleato “ma non troppo” Silvio Berlusconi. Come dopo aver assecondato per mesi le strategie di Salvini, ora si muove con molta più diffidenza. La posizione ufficiale di Forza Italia, ribadita in queste ore da Mara Carfagna, è che “con il populismo non si vince” e che il centrodestra ha urgente bisogno di cambiare rotta per evitare di andare incontro ad altre delusioni. Giorgia Meloni, nel frattempo, ribadisce a ogni occasione buona come Fratelli d’Italia sia il partito che ha ottenuto il risultato migliore, in crescita in tutte le Regioni chiamate al voto. Salvini, insomma, sa di essere solo. Con tanti presunti amici pronti a fargli le scarpe.
In queste ore Salvini si è trovato, non a caso, a fare i conti con gli attacchi durissimi del neo-eletto Giovanni Toti, governatore della Liguria. Che ha bocciato nettamente la conduzione del Capitano attraverso le pagine del Corriere della Sera: “Si concentra solo sulle sue battaglie, va per conto suo. Non ascolta chi gli vuole bene” per poi sottolineare come “da lui e dai suoi mi aspettavo sorrisi e brindisi, non i musi lunghi di questi giorni. Questa dovrebbe essere la differenza tra il segretario di un partito e il leader di uno schieramento”. Stizzita la replica leghista: “Toti è lì anche grazie a noi, se lo ricordi”. La sensazione è che però i nodi stiano venendo al pettine tutti insieme, forse troppo velocemente. E che Salvini non si aspettasse di trovarsi ancora una volta sul banco degli imputati, da solo.
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