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Reddito di cittadinanza, ecco chi lo perderà e quando: la decisione del governo Meloni

Pubblicato il 21/11/2022 10:06

Esiste veramente il rischio, per i beneficiari del reddito di cittadinanza, di trovarsi di colpo privati del sussidio nel corso dei prossimi mesi? Se lo stanno chiedendo tanti italiani in questi giorni di incertezza, durante i quali il governo Meloni continua a sottolineare la propria volontà di riformare lo strumento senza però aver annunciato ancora ufficialmente in che modo. Stando a quanto rivelato dal Corriere della Sera, i più a rischio di perdere il Reddito di cittadinanza “sono i beneficiari tenuti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro presso i centri per l’impiego. Si tratta di circa 660 mila persone, secondo il monitoraggio dell’Anpal riferito al 30 giugno scorso”. Poi ci sarebbero altri 173 mila percettori che già lavorano, ma con redditi talmente bassi da rientrare comunque nei requisiti per il sussidio. (Continua a leggere dopo la foto)

Complessivemente ci sono dunque 830 mila titolari del reddito di cittadinanza che, considerati abili al lavoro, “verrebbero colpiti dalla stretta che il governo deciderà con il disegno di legge di Bilancio 2023 che dovrebbe essere esaminato nelle prossime ore dal Consiglio dei ministri. In pratica, uno su tre dei circa 2,5 milioni di beneficiari dei sussidio”. Le ipotesi sul tavolo sono diverse e ancora non è chiaro quale sarà, alla fine, a spuntarla. (Continua a leggere dopo la foto)

Al momento l’opzione più forte sembra quella caldeggiata dalla premier Giorgia Meloni e che prevede che “alla prima scadenza del reddito (secondo le regole attuali, la prestazione dura 18 mesi, rinnovabili dopo una sospensione di un mese), gli abili al lavoro perdano il sussidio. Ancora per sei mesi potrebbero ricevere un assegno legato ai corsi di formazione, possibilmente finanziato con i fondi europei ad hoc. Poi più nulla”. (Continua a leggere dopo la foto)

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Non manca chi, all’interno del governo, sostiene invece ipotesi più “morbide”, con una perdita del reddito in maniera più graduale. Tutte le idee al momento avanzate dal governo prevedono, in ogni caso, la perdita del reddito di cittadinanza al rifiuto anche solo della prima proposta “congrua” di lavoro.

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