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Reddito di cittadinanza anche al killer del giudice Rosario Livatino

Pubblicato il 20/11/2020 11:13

Condannato per mafia, con un lunghissimo elenco di reati commessi che arrivano fino all’omicidio di Rosario Livatino, il giudice ragazzino ucciso nel settembre del 1990 ad Agrigento. Eppure quando Giovanni Avarello, attraverso la moglie Maria Rita Cutala, ha presentato all’Inps l’istanza per ottenere il reddito di cittadinanza, nessuno ha fatto una piega. La donna, al momento di inoltrare la domanda, ha omesso il passato del marito. Di controlli in merito, neanche l’ombra. E così ecco arrivare il bonus, un aiuto da parte dello Stato che suona come uno sfregio alla memoria delle vittime della malavita organizzata.

Reddito di cittadinanza anche al killer del giudice Rosario Livatino

La signora ha incassato con estrema tranquillità il beneficio previsto dalla legge, maggiorato tra l’altro per la convivenza con il coniuge che però è in realtà nel carcere di Parma, dove sta scontando la pena. La vicenda, raccontata in queste ore del Messaggero, è soltanto l’ennesima conferma di come la norma introdotta dal Movimento Cinque Stelle, che ne aveva fatto una propria bandiera, sia stata abbandonata a sé stessa, senza le verifiche necessarie per farla funzionare correttamente. E così episodi grotteschi come questo sono, purtroppo, all’ordine del giorno.

Reddito di cittadinanza anche al killer del giudice Rosario Livatino

Nelle scorse ore, la Guardia di Finanza di Agrigento ha condotto una vasta operazione che ha portato alla scoperta di ben otto nuclei famigliari che percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza: tra questi, condannati o arresti per i delitti più vari, tra i quali omicidi, associazione di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, furti e reati comuni. In totale, i soldi che finivano nelle tasche di chi non avrebbe dovuto ottenere il bonus ammonta a 110 mila euro.

Reddito di cittadinanza anche al killer del giudice Rosario Livatino

Gli uomini delle Fiamme Gialle sono arrivati alla scoperta incrociando le istanze presentate all’Inps con i carichi pendenti. Tra le condizioni per beneficiare del reddito di cittadinanza c’è anche quella che esclude la condanna per mafia e altri reati negli ultimi dieci anni o la custodia cautelare in corso. Tutte le persone coinvolte sono ora indagate per falso. Qualcuno, però, avrebbe dovuto accorgersene prima.

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