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“Mi candido contro il sistema”. Puzzer in lista con Italexit: “Ecco perché mi schiero con Paragone”

Pubblicato il 09/08/2022 08:04 - Aggiornato il 09/08/2022 08:05

Stefano Puzzer ha rappresentato per un certo momento e per una certa massa una sorta di eroe. Lo era per tutti, in realtà, solo che gli altri non se ne rendevano conto. Così anestetizzati da Speranza e dai governi, non si erano nemmeno accorti che gli stavano rubando la democrazia e i diritti. Puzzer nell’autunno 2021 ha mobilitato i portuali di Trieste contro il Green pass. È stato per questo sospeso dal lavoro e poi licenziato lo scorso aprile. Dalla sua parte, a livello politico, solo Gianluigi Paragone gli ha dato sostegno e voce. Lo ha raggiunto a Trieste, ha fatto sentire le sue ragioni sui suoi canali social e qui su Il Paragone, gli ha espresso pubblicamente solidarietà quando ha ricevuto quel vigliacco e antidemocratico Daspo da Roma. E quindi ora Stefano Puzzer sceglie di portare le sue proteste di piazza in parlamento, e si candida con Italexit, proprio il partito di Paragone: “È l’unica via per andare contro il sistema”. In cima agli obiettivi ci sono la lotta all’obbligo vaccinale, l’opposizione all’invio di aiuti (armi o soldi) all’Ucraina, e la lotta contro il mondo della finanza. (Continua a leggere dopo la foto)

Intervistato dal Corriere, Stefano Puzzer spiega la sua scelta di campo: “Noi abbiamo parlato con tutti i possibili movimenti in Italia, volevamo unire le piazze per fare qualche dimostrazione del nostro dissenso. Si voleva un’alternativa politica unendo i partiti del dissenso. Poi ci siamo resi con to che non era possibile, per un motivo o per l’altro, da chi non credeva fosse il momento giusto ad altre ragioni. Allora io, Andrea e Franco (Andrea Donaggio e Franco Zonta, gli altri fondatori del comitato “La gente come noi”, ndr) abbiamo deciso di prendere un’altra strada”. Chi intende con «i partiti del dissenso»? “Abbiamo parlato con tutti, da Francesco Toscano (leader di “Italia sovrana e popolare”), Adinolfi (presidente del Popolo della famiglia), Erich Grimaldi (del Comitato terapia domiciliare Covid-19), tutti degni di stima. Non è però il momento di fare la guerra di poveri tra noi ma di andare contro la dittatura. L’idea di mettere la faccia ci è venuta una settimana fa. Un anno fa non l’avrei mai detto, ma abbiamo capito che è l’unica via per andare contro il sistema”. (Continua a leggere dopo la foto)

Perché con Paragone? Risponde Puzzer: “Il suo è il progetto che ci ha convinto più di tutti. I 5 Stelle sono stati una delusione perché non hanno seguito i programmi. Da “mai col Pd”, alla posizione in Europa. Tutto è stato disatteso. Io invece credo nel programma di Italexit e controllerò che venga attuato. Sennò mi sarei trovato di nuovo nella situazione di dover dare fiducia a qualcuno con il rischio che le cose non vengano fatte. Io sono un lavoratore, una persona vera, non un personaggio, sono un portuale lasciato a casa che ha impugnato il licenziamento. Sostenitori non ne avevo, con me c’erano persone che pensano che questa sia una dittatura. Chi ci ha dato credito si è fidato di noi. Come chi vorrà criticarci potrà farlo”. (Continua a leggere dopo la foto)

Conclude Puzzer: “Siamo consapevoli che queste critiche arriveranno. Il tempo parlerà per noi, inutile dare giudizi sulle intenzioni. L’obiettivo è essere uomini liberi, tornare a diritti di tutte le persone. Non mi sono mai ritenuto un simbolo, sono tutte idee di chi mi attacca. Io sono sempre lo stesso. Parleranno i fatti per me”. Sull’obbligo vaccinale spiega: “Questo imposto da due anni non è un vaccino, con le controindicazioni che emergono è evidente il crimine che è stato fatto”. E sull’Ucraina: “Prima di inviare armi e soldi all’Ucraina dobbiamo pensare agli italiani: ci sono tante famiglie che devono scegliere tra pagare le bollette e mangiare. Sì invece all’accoglienza, perché siamo tutti umani. E poi nel nostro programma c’è la finanza: dobbiamo finirla di essere schiavi di un debito non più sostenibile. Stiamo svendendo tutto per pagare gli interessi. Dobbiamo prepararci al default”. (Continua a leggere dopo la foto)

L’ultimo pensiero di Puzzer e sul lavoro che ha perso dallo scorso 15 ottobre, quando si era rifiutato di esibire il green pass al Porto, poi è stato licenziato. “Dopo essere stato licenziato in aprile ho impugnato il licenziamento, devo presentare ricorso entro 180 giorni. Aspetto di arrivare a ridosso della scadenza per presentarlo, più il tempo passa più emergeranno altri casi simili al mio. Ora ho la Naspi anche se annaspa (sorride, ndr). E poi ho ricevuto i proventi di fine rapporto”.

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