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Pd contro M5S, Renzi contro il Pd, Conte isolato: la seconda ondata ha spaccato il governo

Pubblicato il 27/10/2020 11:38

Oltre ad aver messo in ginocchio settori già fortemente colpiti dal lockdown degli scorsi mesi, il nuovo Dpcm a firma giallorossa ha avuto un altro effetto devastante, di stampo prettamente politico. Quello di spaccare definitivamente un governo già pieno di pericolose crepe e ora piombato nel caos più totale, oltre il punto di non ritorno. Tutti contro tutti, in una rissa costante in cui anche all’interno dei partiti ci si affronta come tra rivali. Il Pd, per bocca soprattutto del ministro alla Cultura Dario Franceschini, lamenta il ritardo con cui sono state prese le nuove misure. “Servivano prima”. Renzi, invece, le considera troppo dure e ha già fatto sapere di voler chiedere modifiche, soprattutto per le restrizioni impsote a bar, ristoranti e pub.

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E ancora: Stefano Boccaccini, governatore dell’Emilia-Romagna, è in rotta di collisione con i dirigenti del suo stesso partito. In queste ore ha chiesto di “chiudere piuttosto i centri commerciali ma lasciar respirare i ristoratori”. Il Movimento Cinque Stelle, da par suo, è andato subito all’attacco dei ministri De Micheli e Speranza, rispettivamente Trasporti e Salute, accusandoli di essere i veri responsabili della situazione in cui è precipitato il Paese, alle prese con una seconda ondata dagli effetti sempre più preoccupanti. Con Zingaretti che, di fronte agli assalti grillini, ha sbottato: “In questo momento delicato chi governa deve mostare serietà e autorevolezza”.

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Una bagarre nella quale diversi esponenti dem se la sono presa a loro volta con il titolare dello Sport Vincenzo Spadafora, accusandolo di voler portare avanti un’inutile battaglia a tutela delle palestre. Mentre Di Maio, non sapendo nemmeno più lui di preciso quali posizioni assumere ma preoccupato dai dati dei contagi in crescita, ha cercato di tenere a bada gli onorevoli Cinque Stelle: “Per ora va bene così. Pensiamo a tutelare il Natale”. Un tentativo di pacificazione che, però, non è servito a molto. Perché Italia Viva continua a chiedere meno restrizioni: nelle ultime ore è stata Teresa Bellanova a protestare pubblicamente. E perché ognuno, ormai, scarica sull’altro la responsabilità dell’accaduto: la De Micheli, sulla graticola, ha trovato ad esempio in Lucia Azzolina il suo capro espiatorio personale. Della serie “la colpa non è dei mezzi pubblici ma della decisione di riaprire la scuola senza le adeguate misure di sicurezza”.

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A preoccupare sono i prossimi 10-15 giorni: i giallorossi tutti, di qualsiasi partito, sanno bene che i cittadini stanno vivendo male questa nuova stretta. Le proteste sono già iniziate, Salvini e Meloni gongolano e sperano di ottenere riscontri positivi nei sondaggi. La sensazione è che a breve il Paese possa definitivamente voltare le spalle al governo. Conte, in tutto questo, è sempre più isolato, incapace di porsi come mediatore, sulla falsariga di quanto riuscito in passato. Stavolta, non ci sono margini per ricucire i tantissimi strappi. Se non saranno i numeri dei contagi ad allentare la pressione, l’esplosione sarà inevitabile.

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