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Niente solidarietà dall’Europa: l’intesa di Malta non diventa accordo e la Germania, ora, gioca a nascondino

Pubblicato il 09/10/2019 10:25 - Aggiornato il 18/11/2019 17:37

Il pre accordo di Malta non si è trasformato in un vero e proprio accordo in quel di Lussemburgo, dove la riunione del Consiglio europeo dei ministri non è riuscito ad allargare il numero di Paesi pronti ad aiutare l’Italia nella distribuzione dei richiedenti asilo. “Non do i numeri” ha detto il ministro dell’Interno Lamorgese alla fine dell’incontro, senza entrare nel dettaglio e tentando di mostrarsi il più possibile inespressiva. Ma la realtà è che lo scenario è cambiato, in peggio.

Anche la Germania, infatti, ha iniziato a mettere dei paletti. Disponibilità, come annunciato il 23 settembre alla Valletta, ma soltanto se i numeri degli arrivi fossero bassi. E allora le esultanze arrivate dopo il vertice di Malta sembrano già un vago ricordo, al netto della freddezza dilagante tra gli Stati Ue. Non a caso, Conte è tornato subito alla carica tentando di far sentire la sua voce: “In Europa serve una gestione strutturale e non emergenziale dei flussi migratori”.

Quanto successo, in ogni caso, non è risolutivo. Fonti francesi parlano di una “decina di paesi” che avrebbero aderito al meccanismo di distribuzione dei migranti ipotizzato a Malta (distribuzione di chi arriva in Italia ‘ex ante’, cioè prima dei controlli, con accoglienza o rimpatri eventuali a carico dei paesi che partecipano). Con la Lamorgese, di contro, a ribadire la prudenza necessaria: “Quella di oggi è stata la presentazione del progetto che abbiamo messo a punto a Malta. Alcuni Paesi avevano già dato la loro disponibilità, altri hanno espresso parere positivo in linea generale. Siamo fiduciosi…”.

Intanto quelli che hanno detto di sì sono “quei tre o quattro Stati che avevano già dato la loro disponibilità, tipo Lussemburgo, Irlanda”, aggiunge il Viminale. Senza, dunque, new entry. Un tema che resta complicato, dunque, quello sull’immigrazione, fonte di innumerevoli tensioni sull’asse Roma-Bruxelles. La discussione è solo all’inizio, certo. Ma l’atteggiamento mostrato verso il Bel Paese non sembra dei migliori, nonostante l’avvento del governo giallorosso caldeggiato dalla stessa Unione.

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