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I nuovi poteri di Gualtieri e il problema istituzionale di cui nessuno parla

Pubblicato il 23/06/2020 15:59

Val la pena accendere una luce comma sul comma 8 dell’articolo 265 del Decreto Rilancio. Perché? Perché lì è contenuta una pericolosa deriva che riguarda in modo diretto il ministro Gualtieri. Dopo che in questi giorni sono stati in molti a sottolineare questo pericolo, oggi è arrivato anche Stefano Ceccanti a illustrare bene la vicenda sull’HuffingtonPost. Ecco come stanno le cose: c’è infatti una “radicale innovazione contenuta nel Decreto Rilancio che consente un’ampia delegificazione della decisione di bilancio, cioè il suo slittamento verso il governo. Modalità già utilizzata, almeno apparentemente, nell’ultima legge di bilancio e, nella fase più drammatica dell’emergenza dall’art. 126, co. 7, nel Decreto Cura Italia e che è stata ora ripetuta e aggravata, perché non più isolata, nel decreto Cig”.

È nel Decreto Rilancio che c’è stato però un innegabile punto di svolta qualitativo e quantitativo. “Innegabile perché – sottolinea Ceccanti – se si consente nell’ambito di un decreto che tocca tutti gli ambiti della vita economico-sociale, una rimodulazione ex post mediante decreto ministeriale di somme assegnate in via legislativa, si consente al Mef (guidato da Gualtieri, ndr) di andare ben oltre quanto previsto dalla legge di contabilità, che consente rimodulazioni all’interno della stessa missione e comunque dello stesso Ministero, senza però toccare le spese dipendenti da fattore legislativo”.

Il problema a questo punto diventa dunque istituzionale e coinvolge il ministro Gualtieri. “Il governo – ragiona Ceccanti – ha sicuramente il diritto-dovere di spendere in tempi brevi e con modalità efficaci, specie in un periodo di emergenza. Tuttavia il problema, al di là delle drammatizzazioni di parte, esiste. La legge di contabilità e finanza pubblica (legge n. 196/2009) è di attuazione diretta dell’art. 81 della Costituzione. Si può superare così radicalmente? Si possono rimodulare con decreto ministeriale somme assegnate con autorizzazione legislativa, rimettendo quindi a una fonte subordinata contenuti già disciplinati da norme primarie? Questo ruolo sostanzialmente residuale, in quanto aggirabile, del Parlamento è compatibile con l’articolo 81 e più in generale con l’assetto costituzionale?”.

Si chiede – giustamente – Ceccanti e noi con lui, sperando in una pronta risposta da parte di Gualtieri: se il Parlamento individua solo due priorità, come in quel caso, e consente poi al Governo di dosarle diversamente, chi può negare che la decisione di bilancio sia stata presa davvero dal Parlamento? Se invece ho varie decine di priorità, come nel Decreto Rilancio, e consento al Governo, o, meglio, al Mef, di dosarle diversamente ex post, davvero posso ancora sostenere che la decisione sia stata presa dal Parlamento? Conclude Ceccanti: “Mi sembra che obiettivamente l’analogia non regga”.

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