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Salvataggio Alitalia, il “ricatto” dei Benetton: si sfilano se viene confermata revoca concessioni Autostrade

Pubblicato il 03/10/2019 14:54 - Aggiornato il 18/11/2019 17:41

Ed ecco qua che i Benetton se ne escono fuori con un “ricatto”. Atlantia è pronta a sfilarsi dal salvataggio di Alitalia. Ovviamente c’entra la revoca della concessione alla controllata Autrostrade per l’Italia. La minaccia della holding controllata dai Benetton è contenuta in una lettera inviata al governo – come riportano Repubblica e Il Sole 24ore – che contiene il parere negativo degli advisor e la mancanza di volontà di investire nell’operazione.

Una grana pesante per il governo Conte-bis. Già, perché mancano solo 12 giorni alla data fissata come scadenza per la presentazione dell’offerta vincolante da parte della newco costituita da Ferrovie dello Stato, Tesoro, Delta Airlines e proprio Atlantia.

La holding avrebbe dovuto essere tra i principali azionisti della nuova Alitalia con il 35% della compagine societaria. Ma il rinnovato impegno del governo – ribadito ancora dal premier Giuseppe Conte a Genova negli scorsi giorni – di procedere in maniera celere con l’iter amministrativo che potrebbe portare alla “caducazione” della concessione di Autostrade a causa del crollo del ponte Morandi, ha spinto Atlantia a muoversi per avvertire che è pronta a sfilarsi dalla ristrutturazione della compagnia di bandiera.

Solo voci maligne quelle che pensano che sia un ricatto dovuto alla revoca delle concessioni? Beh, il ragioamento è semplice: tu mi revochi le concessioni su Autostrade e io mi sfilo dal salvataggio di Alitalia. “Nonostante l’indubbio e significativo impatto che il mancato rilancio di Alitalia potrebbe avere sulla controllata Aeroporti di Roma – scrive Atlantia – per la suddetta data (il 15 ottobre, ndr) non sarà per noi possibile aderire all’auspicato consorzio che formulerebbe l’eventuale offerta formale stanti, tra l’altro, le rilevantissime tematiche di contesto tuttora non risolte”.

“L’analisi del piano industriale Alitalia consente infatti, a nostro meditato avviso, al più un rischioso salvataggio con esiti limitati nel tempo ed è ben lungi da costituire una piattaforma di rilancio della compagnia aerea”, continua la lettera. Il direttore generale Giancarlo Guenzi e il presidente Fabio Cerchiai sono chiarissimi nella lettera inviata a Palazzo Chigi: “Il permanere di una situazione di incertezza in merito ad Autostrade per l’Italia – scrivono – o ancor più l’avvio di un provvedimento di caducazione di cui si legge sugli organi di stampa, non consentirebbero infatti alla scrivente società – per evidente senso di responsabilità riconducibile sia alle risorse finanziarie necessarie che alla tutela degli interessi dei nostri circa 40mila azionisti italiani ed esteri, dei circa 31mila dipendenti del gruppo e di tutti gli stakeholders – di impegnarsi in un’operazione onerosa di complessa gestione ed elevato rischio”.

Un elevato rischio, sottolineano da Atlantia, che è stato già “dimostrato da due precedenti piani di ristrutturazione falliti ai quali pure abbiamo partecipato”.

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