Una presunta “lobby nera” alla quale erano stati dedicati articoli e servizi televisivi. E che, con tutta probabilità, non è mai esistita. Questo il clamoroso esito che potrebbero presto prendere le indagini su Carlo Fidanza, finito nel mirino della testata Fanpage e della trasmissione Piazza Pulita, condotta da Corrado Formigli su La7. Stando a quanto rivelato da Libero Quotidiano, infatti, la Procura di Milano sarebbe ormai prossima alla richiesta di archiviazione per l’inchiesta aperta per finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio. Nonostante il dispiegamento di forze di alcuni media, dunque, tutto pare destinato a risolversi in un nulla di fatto. Un esito che lascerebbe non poco amaro in bocca, considerando come altre vicende siano state trattate da certa stampa in maniera decisamente diversa. (Continua a leggere dopo la foto)
Oltre all’europarlamentare di Fratelli d’Italia, nel registro degli indagati erano finite altre sette persone: Roberto Longhi Lavarini, soprannominato il ‘barone nero’; il commercialista Mauro Rotunno; Lali Panchulidze, presidente dell’Associazione culturale internazionale ecumenica cristiana Italia Georgia Eurasia; l’eurodeputato della Lega Angelo Ciocca; il consigliere lombardo Massimiliano Bastoni; la consigliera milanese FdI Chiara Valcepina e infine Riccardo Colato, esponente di Lealtà Azione. (Continua a leggere dopo la foto)
Il pm avrebbe predisposto la richiesta di archiviazione, che nei prossimi giorni potrebbe essere inoltrata all’ufficio del gip. Un’inchiesta nata da alcuni video pubblicati da Fanpage, e sulla quale è tornato proprio in queste ore Fidanza a L’Aria che Tira: “Sono stato lontano in attesa che la magistratura concludesse le sue indagini, siamo ancora in questa fase e spero verso la conclusione. In più di un anno di indagini non è stato trovato neanche un euro di malversazione a mio carico”. (Continua a leggere dopo la foto)
Non resta che chiedersi, di fronte a un esito che pare scontato, come mai alcune testate abbiano dedicato così tanto tempo e dato un tale risalto a uno scandalo che tale non era, come si appresta a sancire la Procura. Ignorando nel frattempo altre vicende che, invece, avrebbero meritato di sicuro maggiore attenzione. Una su tutte? Il caso delle coop gestite dai parenti di Soumahoro, presentato invece per mesi da parte dei media come un nome forte della sinistra italiana.
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