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Migranti e imprese, così l’Ue ha fregato (ancora una volta) il governo Meloni: “Un flop annunciato”

Pubblicato il 23/03/2023 08:46

Poche righe per liquidare, ancora una volta, la questione migranti. L’ultimo Consiglio Europeo non è altro che l’ennesima conferma della volontà Ue di abbandonare l’Italia a sé stessa, con buona pace di chi ancora invoca solidarietà e collaborazione per affrontare i flussi migratori e ridistribuire in maniera equa le persone che sbarcano tra i vari Stati. Repubblica ha anticipato la bozza di dichiarazione finale sulla quale gli ambasciatori si sono già espressi favorevolmente, un testo in cui ci si limita a invocare nuove regole senza, però, aver di fatto deciso niente. Con il nostro Paese beffato, come sempre. Il governo Meloni ha messo sul tavolo tanti dossier nelle ultime settimane: competitività delle aziende, Patto di Stabilità, stop alle auto a benzina e diesel. Tutte le volte che ha provato ad affrontare questi temi, però, si è trovato di fronte un muro. E pensare che la premier aveva detto: “Abbiamo le carte in regola per recitare un ruolo da protagonisti in Europa”. E meno male, verrebbe da aggiungere. (Continua a leggere dopo la foto)
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Nonostante le rassicurazioni di Meloni, è evidente che il governo finora non sia riuscito a strappare niente all’Ue, se non le solite parole vuote, trite e ritrite. Il Consiglio ha liquidato la questione migranti, sulla quale l’esecutivo insiste da settimane, con poche righe che rinviano qualsiasi decisione a giugno prossimo, a sei mesi dalla chiusura della legislatura europea. Difficile immaginare che, anche in quella sede, si arrivi a una qualche soluzione. Il tanto decantato “approccio europeo” al problema, espressione che avrebbe dovuto tradursi in sforzi collettivi, resterà soltanto sulla carta, almeno fino al 2024. (Continua a leggere dopo la foto)

Le cose non vanno meglio nemmeno sulla delicata questione della competitività del sistema industriale. L’Italia ha sottolineato le difficoltà nel competere con aziende Usa che ricevono 300 miliardi di dollari sotto forma di sussidi statali, ottenendo in cambio soltanto una promessa di elasticità nella gestione dei fondi europei, quelli dell’ormai famoso Next GenerationEu. Di nuovi tesoretti da destinare alle imprese, da Bruxelles nemmeno l’accenno. (Continua a leggere dopo la foto)

Non bastasse il danno, la beffa. Il Consiglio è stata occasione buona per i cosiddetti Paesi frugali (quelli del Nord Europa più la Germania) per ribadire la richiesta di massima attenzione nei confronti delle finanze italiane, affinché gli impegni presi sul fronte economico vengano rispettati. Il governo di Roma ha insistito almeno sulla possibilità di scomputare alcuni investimenti (come la Difesa) dal calcolo del deficit. Ma quando c’è da usare il bastone, si sa, l’Europa è sempre pronta. Della carota, invece, nessuna traccia.

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