Eravamo ancora al 27 di marzo del 2020 e le cure per il Covid-19, quelle vere, già esistevano; quante vite si sarebbero potute salvare? Se lo domanda Andrea Stramezzi, il quale ha anche la risposta: a quella data del 2020 “i decessi erano state poche centinaia, tutti gli altri 190mila si potevano salvare“. La data di cui pocanzi è quella di un protocollo pubblico dell’Azienda socio sanitaria territoriale di Bergamo, citato dallo stesso Stramezzi, durante la presentazione del libro del biologo Maurizio Federico e Margherita Eichberg Le tre vite di Lisa. E in quel protocollo “c’erano esattamente gli stessi farmaci che davo io e che funzionavano”, afferma Andrea Stramezzi, medico e ricercatore. È appena il caso di ricordare che egli ha curato e guarito dal Covid 5.996 persone su 6.000, e che i soli quattro pazienti deceduti erano persone molto anziane e con altre patologie serie. Anziché dargli credito, è stato sospeso dall’ordine, ma ci torneremo. Come è noto, Bergamo fu l’epicentro della prima ondata del virus, e se si fosse intervenuti in altro modo che non fosse Tachipirina e vigile attesa si sarebbe dato un segnale, al mondo intero, che evidentemente non andava dato. (Continua a leggere dopo la foto)
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“Si potevano evitare 190mila morti”
Discorso valido anche per i vaccini a mRNA, che in realtà, precisa il medico, non sono neppure da considerare vaccini, quanto piuttosto “profarmaci genici”. Dunque, riavvolgiamo il nastro e torniamo a quell’infausto 2020. Le linee guida pubblicate dall’azienda ospedaliera Bergamasca, che precedevano i protocolli Speranza di svariati giorni, prevedevano azitromicina e idrossiclorochina. A casa. Solo in caso di infezione grave e persistente, era il caso del ricovero, integrando la terapia, all’occorrenza, con cortisone ed enoxaparina. Detto brutalmente: “Sapevamo già tutto”. E lo sapevano dal l 27 marzo 2020. Stramezzi, per aver curato (e salvato) delle vite esattamente con tali terapie è stato oggetto di una campagna di scherno e discriminazione vergognosa, sino ad essere sospeso dall’ordine dei medici di Milano per un anno, come non manca di ricordare Il Giornale d’Italia. Sicché: “La responsabilità è di chi ha ignorato le terapie precoci domiciliari e il plasma iperimmune del dottor De Donno. Questo sapendo che l’autorizzazione dei vaccini a mRNA sarebbe stata condizionata in emergenza al fatto che non esistessero le cure, altrimenti non avrebbero potuto autorizzarli”, lamenta Stramezzi. Si è preferito, dunque, ignorare le chiare evidenze scientifiche per affidarsi a profarmaci genici sperimentali e dunque inaffidabili per definizione. “Il più grande business della storia Occidentale, il più grande scandalo dell’era moderna“, dunque, definisce Stramezzi ciò che è accaduto con la criminale gestione dell’emergenza sanitaria, e certo non solo in Italia. (Continua a leggere dopo la foto)
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“Non sono vaccini”
E tutto ciò pur sapendo che il Covid si cura con terapie domiciliari precoci, semplici e poco costose. I vaccini sono quindi inutili, se esistono le cure. Peraltro i cosiddetti vaccini contro il Coronavirus non prevengono contagio e malattia, visto che “tutti i virus a RNA messaggero mutano continuamente, e lo sappiamo da sempre“. E dunque torniamo alla domanda di partenza, che in realtà è una affermazione: quanti danni collaterali e quanti decessi si potevano evitare. Infine, come fatto anche da Andrea Stramezzi ricordiamo che lo stesso Robert Malone, colui che ha inventato la tecnologia RNA Messaggero, lo ha sin da subito sconsigliato per i cosiddetti vaccini. Ma la lotta per la verità non si arresta: “Stanno tappando la bocca ai medici, dobbiamo ribellarci“, conclude, tra gli applausi, Andrea Stramezzi.
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