L’Ue predica calma e prudenza, non sia mai che qualche cittadino inizi a pensare che le restrizioni siano davvero destinate a sparire nel giro di poche settimane. Gonfia il petto di fronte al numero di persone vaccinate, dimenticando errori e ritardi che hanno caratterizzato la prima fase e che non sembrano ancora definitivamente alle spalle. E apre improvvisamente alle monoclonali per combattere la pandemia di Covid-19, dopo averne ignorato l’esistenza per mesi e mesi.
Nel corso di un’intervista rilasciata a Il Messaggero, infatti, la commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides ha fatto il punto sulla campagna vaccinale, spiegando che “il 35% degli europei ha già ricevuto la prima dose di vaccino e il 14% è del tutto immunizzata”. Numeri che consentono un certo ottimismo, anche se “non bisogna abbassare la guardia”. E che potrebbero permettere di raggiungere quota “70% della popolazione vaccinata a luglio. Dopo, dovremo gestire meglio le varianti”.
Per riuscire a far fronte alle varianti del virus, “guardiamo anche alle terapie. L’Ema sta al momento valutando quattro anticorpi monoclonali. Stiamo pure lavorando sui vaccini per gli under 16. Sarà essenziale il parere dell’Ema, che ha da poco iniziato gli esami per la fascia 12-15 anni”.
Soprassedendo sui tanti dubbi che ancora circondano i vaccini, e sugli affari miliardari fatti nel frattempo fatti dalle cause farmaceutiche, Kyriakides ha poi ammesso l’importanza delle monoclonali nel trattamento dei pazienti positivi al Covid. Una battaglia che dalle pagine del Paragone portiamo avanti da tempo, dando voce a quei medici che si battevano per un riconoscimento arrivo solo ora. Sul green pass, invece, l’Ue resta decisa: va fatto, a tutti i costi. E pazienza se il Regno Unito, nel frattempo, è uscito dall’incubo senza obblighi per nessuno.
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