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Le spese pazze di Arcuri: dalle tute alle mascherine, ecco perché i conti non tornano

Pubblicato il 10/12/2020 11:27 - Aggiornato il 12/12/2020 14:22

Un flop dopo l’altro, continuando a collezionare di pari passo polemiche e nuovi incarichi. Tra i casi di studio più singolari del governo giallorosso, alle prime posizioni c’è sicuramente il “fenomeno Arcuri”, l’uomo al quale Conte e i suoi ministri continuano ad affidare missioni di importanza fondamentale per il Paese nonostante i tantissimi fallimenti ormai alle spalle. Per dire, siamo ormai alla fine del 2020 e ci sono ancora licei di Roma in attesa della fornitura di banchi scolastici, quella che doveva essere teoricamente ultimata prima dell’inizio dell’anno scolastico. Non proprio un’operazione ben riuscita.

Le spese pazze di Arcuri: dalle tute alle mascherine, ecco perché i conti non tornano

Poi c’è il capitolo contratti. Segreti, segretissimi. Dei quali Arcuri continua a non voler dar conto in pubblico, nonostante i soldi in ballo siano miliardi di risorse pubbliche. Qualcosa, però, inizia a venire a galla. Il Tempo, per primo, ha pubblicato i numeri di alcune operazioni svolte dal commissario dei commissari, con tanto di numero di pezzi acquistati e prezzo previsto dai contratti della struttura commissariale sulla sanità. Cifra che sollevano più di un pesante interrogativo sul modo in cui Arcuri, senza mai fornire spiegazioni ufficiali, sta spendendo i soldi dei contribuenti.

Le spese pazze di Arcuri: dalle tute alle mascherine, ecco perché i conti non tornano

Non conoscendo nello specifico il dettaglio dei contratti, è difficile ricostruire con certezza le esatte dinamiche. Ma i prezzi per l’acquisto di mascherine, a scorrere le tabelle, variano drasticamente da fornitore a fornitore, anche quando i pezzi acquistati sono esattamente identici. Le protezioni acquistate dalla struttura commissariale passano così da 0,36 euro l’una della FAB in un momento critico per il nostro Paese (era il 17 aprile, in piena prima ondata) “a un clamoroso 0,87 euro a pezzo relativo alla fornitura della Dienpi srl di Ascoli Piceno avvenuta per 1,2 milioni di pezzi il 7 luglio scorso, quando ormai le mascherine chirurgiche erano disponibili in tutte le farmacie d’Italia”.

Le spese pazze di Arcuri: dalle tute alle mascherine, ecco perché i conti non tornano

Non sono stati bassi nemmeno i prezzi delle mascherine acquistate da Winner Italia (0,64 euro), dalla Fater spa (0,60 euro) dalla Wenzhou Moon-Ray import and export Ltd (0,49 euro). “Queste ultime due – ricorda anche La Verità – sono finite nel mirino di un’inchiesta della procura di Roma per l’intermediazione milionaria fatta illecitamente da Mario Benotti, già stretto collaboratore di tre ministri del Pd”. Prezzi estremamente variabili anche sulle mascherine FFP2 che passano dall’euro secco l’una ai 2,85 al pezzo pagati alla Winner Italia srl. Per le tute, invece, si spazia dagli 8,83 ai 23,55 euro. Differenze enormi e inspiegabili, data la nebbia che avvolge i contratti. Come se non fosse diritto degli italiani sapere come e perché vengono spesi i loro soldi.

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