L’agenda rossa di Paolo Borsellino, il taccuino sul quale il giudice antimafia annotava appunti preziosi e dal quale era solito non separarsi mai. Sparito nel nulla, in uno dei tanti, troppi misteri che hanno segnato la lotta alla mafia negli anni Ottanta e Novanta. Un enigma sul quale ha tentato di far luce l’ultima puntata della trasmissione Report, in onda su RaiTre, che ha chiesto delucidazioni sulla sorte di quell’oggetto così prezioso a Salvatore Baiardo, l’uomo che per un breve periodo aveva curato la latitanza dei fratelli Graviano, esponenti della famiglia mafiosa oggi accusata della strage di via d’Amelio.

Baiardo, intervistato da Report, ha spiegato che l’agenda si troverebbe in realtà “in più mani”, oltre a quelle di Messina Denaro e dei servizi segreti: “Interessava anche ad altre persone: c’è stato un grosso incontro per quell’agenda rossa. Dove? A Orta”. Più volte l’uomo ha ribadito che dell’agenda esisterebbero “più copie in circolazione” e che il boss mafioso Graviano non solo l’ha vista ma “l’ha anche avuta”. Baiardo ha poi parlato di incontri che sarebbero avvenuti tra lo stesso Graviano e l’ex premier Silvio Berlusconi: “Sono stati più di tre, li ho visti tutti”. Una tesi, questa, che era stata respinta più volte in passato dal leader di Forza Italia.

A proposito di Berlusconi, Baiardo ha raccontato un altro aneddoto, con Borsellino che sarebbe entrato nella stanza del collaboratore Giovanni Paparcuri chiedendo: “Giovanni, ma c’hai qualcosa su Berlusconi?”. Un dubbio che sarebbe venuto a Borsellino perché, questa la ricostruzione fornita a Report, il magistrato avrebbe letto quel nome sugli appunti di Giovanni Falcone, contenenti indizi sui rapporti tra il Cavaliere e alcuni mafiosi. Nel corso della puntata è anche emerso che la mafia aveva messo nel mirino il conduttore del programma di RaiTre, Sigfrido Ranucci.

Secondo il pregiudicato Francesco Pennino, infatti, la famiglia mafiosa dei Madonia voleva uccidere il giornalista nel 2010, dopo la pubblicazione del libro ‘Il Patto’, scritto a quattro mani dallo stesso Ranucci e da Nicola Biondo. La decisione, secondo quanto rivelato, non sarebbe stata messa in atto perché stoppata da Matteo Messina Denaro. In un passaggio dell’intervista si sente Pennino dire a Ranucci, in maniera chiara: “I Madonia volevano pagare per ammazzarti”.
Ti potrebbe interessare anche: Cambiare sesso sarà più facile. Arrivano le terapie ormonali gratuite