Turismo, ristorazione, alberghi. Settori ormai in ginocchio a causa delle restrizioni che da mesi impediscono agli adetti di lavorare, con milioni e milioni di euro già andati in fumo. Con un futuro che, col passare dei giorni, appare sempre meno roseo, visti i ritardi nel piano di vaccinazione e la scarsa incisività degli aiuti varati dal governo, ampiamente insufficienti. Terreni fertili per quella criminalità organizzata che proprio nei momenti di crisi aumenta i propri investimenti, approfittando della disperazione di famiglie pronte a svendere la propria attività.
Secondo l’agenzia di informazioni commerciali e rating Cerved, il quadro italiano è allarmante: quasi 10 mila ristoratori, a causa della pandemia e della conseguente crisi economica, sono attualmente esposti al rischio di infiltrazioni criminali e/o riciclaggio di fondi illeciti. Nella stessa situazione si sono ritrovati di colpo anche 2 mila albergatori e circa 1.800 operatori delle agenzie di viaggio. Un dato frutto dell’incrocio tra variazioni anomale nelle strutture societarie, verifiche del titolare effettivo e segnalazioni di persone alle autorità giudiziarie.
Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho aveva d’altronde spiegato a più riprese, in questi mesi: “La previsione che le mafie possano infiltrarsi in un momento di grave emergenza è basata sull’esperienza. In ogni momento di crisi ne hanno approfittato, trovando spazi per trarre ulteriore arricchimento”. Il settore più a rischio, stando alle analisi del Cerved, è la ristorazione, già in precedenza a rischio riciclaggio per il largo uso di contante e gli alti livelli di manodopera irregolare. Con il lockdown, i mancati pagamenti nel settore si sono impennati fino al 73%, con i ricavi in calo del 56% nel corso del 2020. Il risultato è che oggi 15 mila attività sono a rischio fallimento, sulle 33 mila che operano come società di capitale.
Tempi durissimi anche per gli albergatori: i mancati pagamenti a causa delle restrizioni sono saliti al 78,8% e degli 8 mila hotel che operano come società di capitale, quelli che potrebbero far registrare un default sono poco meno di 3 mila. 2 mila di questi sono ritenuti ad alto rischio infiltrazione da parte della criminalità. Per quanto riguarda le agenzie di viaggio, invece, su 4.300 che operano come società di capitale quelle che potrebbero fallire sono 2 mila. I rischi di infiltrazione maggiori sarebbero concentrati nelle Regioni Lazio, Campania e Puglia.
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