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La storia di M vittima di un ictus, del Coronavirus e della burocrazia

Pubblicato il 24/04/2020 13:18 - Aggiornato il 24/04/2020 14:35

Vi ricordate Sara Bonanno, mamma di Simone, che con parole devastanti lanciava un appello di aiuto: “Stare da soli vuol dire cominciare a uccidere mio figlio. Comincio a non rendermi più conto dei farmaci che gli do. Comincio a dimenticare di accendere il respiratore. Nessuno è in grado di lavorare 36 ore di seguito.” Simone soffre di una grave disabilità che richiede assistenza continua, 24 ore su 24. Sara è una mamma caregiver che come tante altre persone sono isolate e completamente abbandonate dalle Istituzioni. Specialmente oggi, ai tempi del Coronavirus. (https://www.ilparagone.it/attualita/famiglie-con-disabili-abbandonati-dal-governo-e-senza-assistenza-vi-raccontiamo-la-nostra-quarantena/)

Ma questo non è l’unico paradosso dell’assistenza agli italiani invalidi. Ve ne sono tanti altri. A iniziare dalla modestia dell’assegno che viene riconosciuto e proprio in relazione a questo che abbiamo ricevuto una lettera che riteniamo sia giusto far conoscere. M, chiamiamo così per mantenere l’anonimato, è un geometra libero professionista a capo di una società di ingegneria dal 1987. Nel settembre del 2019 viene colpito da un ictus: “Questo evento ha cambiato per sempre la mia vita e quella della mia famiglia.” Gli viene riconosciuta l’invalidità al 75% con relativa 104 e ‘concesso’ un contributo mensile di importo pari a 316,00 euro netti. Da lì in poi le difficoltà sono continue, 3 mesi di ospedale seguiti da riabilitazione fin quando inizia l’epidemia. Scoppia l’epidemia, prima la situazione era difficile, ora è insostenibile. Il perdurare della quarantena colpisce fortemente anche l’attività di M, che si trovava in uno stato di sofferenza già da tempo durante gli anni di crisi del settore edilizio.

E qui arriviamo al punto. Dal momento che M. versa regolarmente i contributi sia alla cassa professionale che alla gestione separata e che M è “fortunato” perchè destinatario di assegno di invalidità, M non ha alcun diritto a percepire il bonus dei 600 euro come gli altri liberi professionisti. L’unico aiuto su cui può far affidamento è quella della ridicola pensione di invalidità che gli era stata riconosciuta. Ed è proprio a tal proposito che la Fish, Federazione italiana per il superamento dell’handicap, presieduta da Vincenzo Falabella, si sta battendo: “Chiediamo al Governo che dal 1 maggio fino a dicembre 2020 ci sia un raddoppio della pensione di invalidità: da 278 euro, noi chiediamo che arrivi a 600 euro. Si tratta di un aumento straordinario delle provvidenze assistenziali per disabilità documentata.”