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La retromarcia di Giorgia Meloni su Autostrade. Cosa non si fa per compiacere Draghi…

Pubblicato il 22/09/2022 11:05

Una campagna elettorale che assomiglia più al wrestling che a una reale competizione, come puntualizzato con estrema precisione dal leader di Italexit Gianluigi Paragone, con i leader dei vari partiti politici che fingono di scambiarsi colpi, soltanto scenici, senza farsi in realtà nulla. Con Giorgia Meloni lanciata verso il ruolo di nuovo premier e che prosegue imperterrita la sua metamorfosi, pronta a trasformarsi definitivamente in Mario Draghi 2.0 non appena incassato il verdetto del 25 settembre. Gli indizi, dall’atlantismo rafforzato al rispetto dell’agenda del premier uscente fino al sostegno all’Ucraina, ci sono tutti. Compreso l’imbarazzante silenzio sul caso Autostrade.

Da quando il conto alla rovescia per il voto ha iniziato ad avvicinarsi pericolosamente allo zero, la leader di Fratelli d’Italia ha infatti di colpo dimenticato la vicenda che vede i Benetton accusati della tragedia del Ponte Morandi di Genova, che vide 43 persone perdere la vita. Un dramma che poteva e doveva essere evitato e che aveva visto Meloni, inizialmente, tuonare contro il governo Draghi: “I Benetton premiati con miliardi di euro regalati”, invece che puniti per quel terribile incidente. Ora, di colpo, il silenzio.

Meloni, a ridosso dell’incoronazione a primo premier donna nella storia d’Italia, non vuole infastidire il suo predecessore Draghi, al quale si è avvicinata moltissimo nelle ultime settimane. Dimenticando, dunque, le spese folli dello Stato, che ha comprato a prezzo pieno la concessionaria autostradale dai Benetton, accollandosi il rischio di ulteriori incidenti e trovandosi ora tra le mani una rete deteriorata dalla mancata manutenzione, quella che gli imprenditori trevigiani hanno sempre finto di dimenticare negli anni.

Ora che Autostrade per l’Italia è uscita dal processo e non sarà chiamata a rispondere civilmente, nessun attacco ulteriore. Nemmeno di fronte ai dettagli più recenti emersi sull’acquisizione di Autostrade, con i fondi stranieri Blackston e Macquire che potrebbero imporre pedaggi ancora più salati agli italiani, la leader FdI si scompone più. Un silenzio caro a quel Draghi diventato ormai sua garanzia di fronte all’Europa e al mondo: “Meloni può governare, ve lo garantisco io”. Un risultato ottenuto a costo di trasformarsi, di fatto, nel suo predecessore.

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