Una mazzata, un colpo durissimo di fronte al quale gli aiuti distribuiti dal governo, oltretutto tardivi, si sono rivelati poca cosa, insufficienti. Perché quella figlia della pandemia di Covid-19 è anche un’emergenza economica, gravissima. Dal costo esorbitante per le famiglie italiane: quasi 100 miliardi di redditi annui andati in fumo, con l’esecutivo giallorosso a mettere sul piatto appena 43 miliardi, ai quali vanno aggiunti i 13 di blocco delle imposte, per tentare di arginare l’emorragia. A dirlo sono i dati pubblicati dal Cer al termine di uno studio realizzato per Confesercenti, secondo i quali in totale i cittadini del Bel Paese avrebbero perso negli ultimi mesi ben 97 miliardi.
Tenendo in considerazione anche gli aiuti messi in campo dal Conte-bis, le entrate annue dei lavoratori italiani si sono ridotte in totale di 41 miliardi: in media, circa 1.600 euro in meno per ogni famiglia. Secondo il Cer, a pagare il conto più alto sarebbero i dipendenti (57 miliardi), più colpiti degli autonomi (40 miliardi). Un quadro che si sposa con quello tratteggiato dall’Istat, per la quale nel secondo semestre del 2020 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici era diminuito del 5,8% rispetto al trimestre precedente, con un potere d’acquisto di conseguenza in calo del 5,6%. Dati che, tra l’altro, non tengono ancora conto nelle nuove chiusure adottate dal governo a partire dal mese di novembre.
Come sempre, però, la crisi non si è abbattuta allo stesso modo su tutta la popolazione, finendo di contro per acuire differenze già esistenti e ora ancora più nette. I dipendenti pubblici e chi lavora nei settori che hanno continuato a marciare anche durante i periodi più difficili, dalla logistica al packaging all’alimentare, non hanno subito grandi perdite, riuscendo anzi in alcuni casi anche ad aumentare il fatturato. Dall’altra parte della barricata, commercianti, ristoratori, lavoratori del turismo e dello spettacolo e impiegati nelle aziende costrette a chiudere si sono ritrovati con le tasche molto più povere di quanto stimato dagli istituti di ricerca. Per l’Inps, i lavoratori dipendenti hanno perso mediamente 300 euro al mese in busta paga nel periodo marzo-aprile e 220 euro al mese a maggio-giugno. Chi lavora nel commercio, scrive Confesercenti, ha visto il reddito crollare del 15% nel corso del primo semestre.
Una situazione drammatica e che rischia di farsi ancora più pesante nel corso dei prossimi mesi: prima o poi, infatti, lo Stato tornerà a battere cassa, recuperando almeno una parte di quei 13 miliardi di imposte al quale al momento ha rinunciato per dare respiro alle famiglie colpite dall’emergenza Covid-19. Un ritorno alla carica del Fisco potrebbe rivelarsi il colpo di grazia per chi già taglia con fatica il traguardo della fine del mese. L’ipotesi di un nuovo lockdown nazionale in arrivo suona come l’annuncio del capolinea.
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