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Eni: “Difficile essere ottimisti”. Ecco perché ora l’Italia può restare davvero senza gas: cosa sta succedendo

Pubblicato il 04/10/2022 07:56

Al di là delle finte rassicurazioni del ministro della transizione energetica Cingolani, e al di là delle rassicurazioni di premier Draghi che sta per lasciare la poltrona a Giorgia Meloni, sì, l’Italia può restare senza gas. Il rischio è altissimo e ora anche di più. “È difficile essere fiduciosi, ci sono variabili del sistema che non sono sotto il controllo di nessuno”. A dirlo è Claudio Descalzi – amministratore delegato di Eni – il quale si è lanciato in una sorta di appello perché tutti quanti facciano la loro parte per garantire un inverno senza correre il rischio di restare al freddo. O al buio. A partire dalla stessa Eni. Descalzi ha infatti annunciato che l’azienda controllata dal Tesoro si farà carico per una soluzione che sblocchi le forniture di gas dalla Russia, da sabato scorso, bloccate in Austria. (Continua a leggere dopo la foto)

Come spiega Repubblica, “la causa è un contenzioso tra Gazprom, braccio economico-energetico del Cremlino, e l’operatore che gestisce i tubi nel Paese nostro confinante: i russi vogliono pagare una garanzia per il trasporto di circa 20 milioni in rubli, e non in euro. Si tratta di una contro-sanzione, la stessa che aveva portato Gazprom – qualche mese fa – a chiedere il pagamento del gas sempre in rubli. L’Austria non ha accettato e ha bloccato il gas diretto in Italia, grazie al tubo che arriva al Passo del Tarvisio. Ma pur di avere la certezza che la materia prima continui a essere importata, Eni è disponibile a farsi da garante presso gli austriaci: «Vediamo se riusciamo a subentrare e facciamo questo sforzo monetario», è stato il suo commento”. Gazprom ormai garantisce solo il 10% del fabbisogno dell’Italia, ma quel gas è necessario per superare l’inverno. (Continua a leggere dopo la foto)

Ma è solo una delle possibili “variabili” di cui ha parlato ieri Descalzi che potrebbero farci passare l’inverno al freddo. “E che farebbero crollare il Pil italiano, inchiodandolo a una crescita dello 0,1% nel 2023: è lo scenario che presenta la Nadef (il documento che prepara la legge di Bilancio) anche solo se venisse a mancare il gas russo. Figuriamoci se si dovesse verificare qualche altra variabile negativa. Una è il meteo: se l’inverno dovesse essere troppo freddo a gennaio e febbraio, nemmeno il paracadute degli stoccaggi (ora pieni al 90%) potrebbe essere sufficiente). Oppure, un inconveniente tecnico, sempre dietro l’angolo. «È importante che non ci siano problemi alle produzioni in Algeria o Egitto o interruzioni dalla Libia», ha detto ancora Descalzi. Come accaduto nelle ultime settimane per la Norvegia che ha dovuto fermare un impianto e ha visto la riduzione del 15% dell’export verso la Ue”. (Continua a leggere dopo la foto)

Oppure potrebbe venire meno l’export di energia elettrica dalla Francia, a causa del protrarsi dei lavori di manutenzione ai reattori nucleari, portando a un maggior consumo di gas per produrre energia. “Sul mercato interno il prezzo del gas, che ora ha come punto di riferimento le quotazioni che si formano al Psv, il punto di scambio virtuale gestito da Snam, dove si concretizzano le compravendite tra operatori, ieri era attorno ai 130 euro al terawattora. Contro i 169 della chiusura dell’indice Ttf, indice di riferimento europeo alla Borsa di Amsterdam. Con questa differenza di prezzo, qualche trader ha venduto all’estero una parte del gas. Ieri, ne sono stati esportati 19 milioni di metri cubi, un quinto dei consumi giornalieri”. L’Italia dunque si palesa in tutta la sua fragilità, dopo aver svenduto di volta in volta pezzi della sua sovranità. Tra il gas algerino e il nucleare francese, siamo sotto schiaffo di tutti.

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