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Israele, lo studio che mette in discussione l’immunità di gregge: focolai continui tra vaccinati

Pubblicato il 09/10/2021 08:51

Uno studio pubblicato su Eurosurvillance, rivista scientifica sulla diffusione, il monitoraggio e il controllo delle malattie infettive in Europa, mette in discussione la teoria dell’immunità di gregge, considerando che il coronavirus riuscirebbe, in base a quanto rilevano i nuovi dati, a trasmettersi anche in popolazioni con alte percentuali di vaccinati. Ed è questo il caso di Israele. Analizzando i dati sui contagi in ospedale in Israele, nonostante l’alta percentuale di vaccinati con due dosi di Pfizer, gli scienziati hanno scoperto che molti contagi continuano ad avvenire in ospedale. (Continua a leggere dopo la foto)

Come riporta anche Virgilio notizie, i ricercatori hanno analizzato i dati di un focolaio iniziato al Meir Medical Center, che conta 780 posti letto, con camere che ospitano dai 3 ai 4 pazienti. “Da marzo 2020 nel nosocomio i pazienti sono tenuti a indossare le mascherine durante le visite, e nel reparto Covid il personale lavora con tutti i dispositivi di protezione individuale. Un paziente in dialisi, vaccinato con due dosi, è risultato positivo dopo essere stato ricoverato a metà luglio in una stanza con altre tre persone nel reparto A”. (Continua a leggere dopo la foto)

Il tampone molecolare ha rilevato la positività al coronavirus. “Il paziente è stato così trasferito nell’unità Covid del reparto B. Anche gli altri tre pazienti presenti nella stessa stanza sono risultati positivi, e sono stati trasferiti o dimessi. In tutto, tra reparto A e reparto B, sono stati rilevati 42 casi positivi legati a questo focolaio ospedaliero, tra operatori sanitari, pazienti e familiari, di cui 38 vaccinati con due dosi, uno con una e tre non vaccinati. In totale 5 decessi. Il tasso di attacco calcolato dai ricercatori è stato del 10,6% per gli operatori sanitari e del 23,7% per i pazienti, nonostante il 96,2% di vaccinati (238 persone su 248)”. (Continua a leggere dopo la foto)

All’origine dei sempre più frequenti focolai di Covid negli ospedali c’è l’alta trasmissibilità della variante Delta nonostante l’uso di mascherine e dispositivi di protezione individuale. “Da quello che emerge dai dati, considerando l’ammissione in ospedale senza tampone, pur in presenza di sintomi riconducibili a Covid, e il distanziamento di un solo metro tra i letti dei pazienti ricoverati, risulta evidente la necessità di rivedere alcuni protocolli e potenziare le misure di protezione all’interno di ospedali e attività al chiuso”. Lo studio, però, consiglia infine in Israele la terza dose ai soggetti particolarmente fragili.

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