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Influencer o imbonitori? Ecco come proteggersi dai finti consigli disinteressati. In arrivo nuove leggi

Pubblicato il 06/02/2023 11:25 - Aggiornato il 06/02/2023 22:04

Influencer, consigli disinteressati, sponsorizzazioni, truffatori. Quello dei social e della pubblicità via smartphone risulta essere una sorta di far west, un terreno vergine e senza leggi in cui tutti possono fare tutto in una forsennata caccia all’oro. E così ora gli Stati di mezzo mondo iniziano a chiedersi se non sia il caso – buongiorno! – di intervenire. A muoversi per prima è la Fracia, che si è accorta che la maggior parte dei suoi “influencer” non rispetta le leggi sulla protezione dei consumatori e sulla pubblicità. Dagli integratori alimentari ai programmi per dimagrire, passando per cosmetici, servizi di trading e scommesse on line. Facendo accurate indagini, la Direzione generale per la concorrenza, i consumatori e il controllo delle frodi ha scoperto che molti di questi nuovi lavoratori social commette violazioni proprio su questi e altri prodotti e servizi sensibili. (Continua a leggere dopo la foto)

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Il punto è: nel far pubblicità gli influencer disonesti non hanno dichiarato, come invece dovrebbe essere, se i loro post di promozione di servizi e prodotti sono stati pagati. E ancora: i prodotti promossi erano davvero biologici? Macché. Per non parlare di tutto l’universo delle scommesse online. La conseguenza dell’inchiesta è stata un terremoto politico, con governo e opposizione pronti ora a regolamentare l’attività degli influencer. Dalla Francia la questione è passata immediatamente in Italia, dove le cose non vanno di certo diversamente. Anche da noi, infatti, ci sono molti influencer disonesti che guadagnano migliaia di dollari o di euro con i loro post in cui “consigliano” maschere per il viso, lingerie, prodotti di bellezza o device. (Continua a leggere dopo la foto)

E da noi come funziona in termini di legge? Lo chiarisce Tino Oldani su ItaliaOggi, il quale spiega che in Italia non esiste una legge che regolamenti sul piano giuridico l’attività degli influencer marketing. Ci sono certamente alcune norme generali, come il Codice dei consumi, ma è del 2005, e il decreto legislativo n. 145 (sulla pubblicità ingannevole), che è del 2007. Un’era geologica fa, insomma. Non c’è una legge organica per il settore, insomma, ma in Italia ci sono comunque degli obblighi di trasparenza che gli influencer devono rispettare nei confronti di consumatori e aziende. Se si viene pagati per promuovere o sponsorizzare un prodotto o un servizio da parte dell’azienda che lo produce o commercializza, chi fa il post deve rendere riconoscibile che si tratta di pubblicità. Di solito lo si fa inserendo prima del marchio uno degli hastag #pubblicità o #advertising, #sponsorizzato o #sponsored, ma anche #adv o #brand. (Continua a leggere dopo la foto)

Ma questo può bastare? No, perché il sommerso è ancora tanto e i controlli sono infinitesimali rispetto al giro di soldi che il settore produce. La mancanza di una legge ad hoc, dunque, è ormai il caso di farla anche in Italia. Sia per proteggere i consumatori, sia per proteggere gli stessi influencer (soprattutto i più piccoli), ma anche per tutelare la nostra economia. Intanto noi follower è bene che facciamo sempre attenzione ai post dei nostri cari influencer, controllando gli hashtag sotto ai post o alle stories e segnalando al social stesso e alle autorità competenti eventuali violazioni.

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