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Il gioco dei tagli alla sanità: da Mario Monti a oggi, ecco come abbiamo tolto agli ospedali 37 miliardi in 10 anni

Pubblicato il 14/03/2020 11:46

Una crisi difficile da prevedere e che ha colto in controtempo il mondo intero. Ma per la quale l’Italia paga il conto di tante scelte sbagliate che si sono susseguite nel corso degli anni, con il coronavirus che rischia di dare il proverbiale colpo di grazie al sistema sanitario nazionale. A lanciare l’allarme sono state le Regioni, in queste ore concitate, aprendo un dibattito sullo stato di salute generale delle nostre strutture. Un’analisi dolorosa per un Paese che, per colpa delle scelte della sua classe dirigente, ha visto la sanità impoverita anno dopo anno, tanto sul fronte pubblico quanto su quello privato.

Il gioco dei tagli alla sanità: da Mario Monti a oggi, ecco come abbiamo tolto agli ospedali 37 miliardi in 10 anni

37, in totale, i miliardi sottratti in un decennio al settore. Uno studio del centro di ricerche Gimbe evidenzia come tra il 2010 e il 2019 il definanziamento della sanità sarebbe stato costante, con un aumento delle risorse di 8,8 miliardi che è però soltanto lo specchietto per le allodole a fronte di un incremento inferiore al tasso di inflazione, che ha quindi prodotto di fatto un taglio del budget. La politica ha poi favorito la nascita di assicurazioni e fondi sanitari per compensare il ridimensionamento della spesa in sanità, ma a trarne vantaggio sono state soltanto alcune categorie della popolazione.

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A pesare è innanzitutto la stagione della spending review inaugurata da Mario Monti, con conseguente sforbiciata alla spesa sanitaria da 6,8 miliardi. Era il 2015 e l’allora ministro Balduzzi prometteva, a fronte dei tagli, una migliore gestione delle risorse. Belle parole rimaste tali, secondo quanto scrisse all’epoca Quotidiano Sanità: “La mazzata, batosta o che dir si voglia, c’è stata: meno posti letto: circa 7.000 che portano così i tagli totali di posti letto dal 2000 ad oggi (10 dicembre 2012) a quota 72.000”. Da allora le cose sono andate sempre peggio, con i piani di rientro delle Regioni che hanno portato a ulteriori riduzioni. Il Lazio di Zingaretti, per esempio, ha visto chiudere diverse strutture e perdere per strada 3.600 posti letto. Il prezzo da pagare per un bilancio nuovamente positivo.

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Uno studio sullo stato di salute della sanità pubblicato dall’Ufficio parlamentare di bilancio il 2 dicembre 2019 ha evidenziato i limiti di questa gestione, che aveva portato nel frattempo al proliferare di case per la salute: “L’insufficiente potenziamento dei servizi territoriali pone un’incognita sul successo dell’operazione, con segnali di razionamento delle prestazioni rispetto ai bisogni, che emergono in particolare nei servizi di emergenza”. Sempre secondo l’Ufficio, le risorse per il personale sarebbero scese di 2 miliardi tra il 2010 e il 2018. Il numero di posti letto per abitanti, nel frattempo, è calato rispetto alla media europea: 3,2 contro il 5 degli altri Paesi. Il tutto mentre il ticket, nel frattempo, continuava inesorabile ad aumentare

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