Con la campagna di vaccinazione per una nuova dose sempre più imminente, come facilmente intuibile dalle parole del ministro della Salute Roberto Speranza che ha già fissato per settembre il mese del probabile ritorno alla somministrazione, agli italiani non resta che rassegnarsi, con rabbia. Anche per chi non si adegua ai diktat del governo, come sempre, sono previste multe, con annesso rischio di sospensione dal lavoro e stop allo stipendio. Addirittura ad alcuni cittadini che avevano presentato ricorso d’urgenza al giudice del lavoro per ricevere i compensi arretrati, congelati a causa della posizione di “no-vax”, è capitato di ricevere solo la metà del dovuto.
Come raccontato da Alessandro Misson sulle pagine della Verità, a Teramo in Abruzzo le sanzioni sono diventate addirittura più pesanti che nel resto del Paese. I non vaccinati “devono pagare la multa e rinunciare interamente allo stipendio per tutti i mesi di sospensione. Non solo. Il giudice del lavoro rigetta ogni richiesta di arretrato e, visto che nel frattempo i ricorrenti sono stati riammessi in servizio con la fine dello stato di emergenza, condanna i lavoratori che hanno rifiutato le dosi anche al pagamento delle spese di causa”.
Si tratta, nel dettaglio, di circa 1.800 euro, corrispondenti solitamente a oltre una mensilità dello stipendio percepito. Una vera e propria mazzata per chi è già stato sospeso dal lavoro e non ha potuto contare su entrate fisse mensili. Casi assurdi, gli ennesimi nell’Italia della dittatura sanitaria e del pensiero unico, dei quali si sta occupando l’avvocato Vincenzo Di Nanna, che ha raccontato alla Verità quanto sta accadendo a Teramo.
Ai dipendenti non vaccinati non vengono riconosciuti gli stipendi arretrati, Nemmeno le metà o l’equivalente del reddito di cittadinanza, come invece stabilito da altri tribunali. Si è obbligati a pagare la multa, tornare a lavoro zitti e buoni e non provare nemmeno a chiedere gli stipendi arretrati. Ed è meglio non tentare nemmeno di far valere i propri diritti. Altrimenti, al termine dell’iter, tocca pagare anche per questo.
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