Non ci gira troppo intorno, come è solito fare, l’ambasciatore Usa Richard Haass: “C’è preoccupazione in America per l’avvicinamento dell’Italia alla Cina, per come Pechino userà una potenziale dipendenza da sé per cercare di manipolare il vostro Paese”, dice al Corriere della Sera da New York il diplomatico, voce rispettata della politica estera Usa, presidente da 17 anni del Council on Foreign Relations, il più noto think tank in materia di relazioni internazionali, e già alto funzionario nel Dipartimento di Stato di Colin Powell sotto Bush padre (l’ultimo suo libro, ‘The World’, è in uscita il 12 maggio).
Spiega Haass: “Penso che il governo italiano debba valutare le cose nel contesto del suo rapporto con la Nato, gli Stati Uniti e l’Unione europea. Avvicinandosi così tanto alla Cina, sta gettando i semi per seri problemi nel lungo periodo. Non parlo ovviamente a nome del mio governo, ma chiunque abbia a cuore le relazioni transatlantiche (e abbia a cuore l’Italia), deve chiedersi quanto sia saggio per il vostro governo entrare in questo rapporto così stretto. Niente si fa per niente…”, avverte.
E in quel “niente si fa per niente”, c’è racchiuso il timore di molti italiani. Chiude infatti Haass: “Se la Cina aiuta l’Italia, prima o poi verrà l’ora di pagare”. Dopo la pandemia alcuni predicono un nuovo ordine mondiale guidato da Pechino, altri la fine della leadership cinese. Ed è notizia di ieri che i Servizi Segreti italiani hanno iniziato a muoversi per capire cosa ci sia dietro questo legame tra Italia e Cina. Più di qualcuno, infatti, ha da subito avanzato dubbi e perplessità sulla nuova app Immuni realizzata per contrastare – o almeno così dicono – la diffusione del covid-19. E più di qualcuno ha avanzato dubbi e perplessità su degli strani movimenti tra Italia e Cina.
Ma finché sono giornalisti, analisti e commentatori, non si crea troppo rumore. Se ad alzare le antenne, però, ora sono anche i Servizi segreti, allora qualcosa sotto c’è. Fabio Martini ricostruisce il retroscena su La Stampa: “Negli ultimi giorni da quegli ambienti trapela una nuova pista di indagine: tracciare i ‘movimenti’ cinesi su due prede italiane, la app Immuni e Borsa Italiana. Certo, piste diversissime tra loro, che curiosamente portano ad uno stesso punto di partenza: Hong Kong, il ‘porto profumato’ della Repubblica popolare cinese”.
Per la Cina, l’Italia, ferita dal coronavirus, è tornata ad essere preda appetitosa. Sulla app “Immuni” il Copasir, il Comitato per i Servizi presieduto dal leghista Raffaele Volpi, sta cercando di capire un aspetto essenziale: visto che tra i soci della Bending Spoons c’è il fondo Nuo Capital, che investe in Italia con capitali cinesi, possibile che a gestire dati così sensibili non sia un soggetto pubblico?”.
Scrive sempre Fabio Martini: “E ancora: Stephen Cheng, manager cinese presente nella Bending ha qualche parentela con un alto personaggio presente nel Comitato centrale del Pc cinese?”. Dunque la Cina si muove su più fronti: quello degli aiuti diretti, per cui poi chiederà il conto, e quello del sottobosco, in cui si muove attraverso tutte queste “infiltrazioni” nel nostro Paese.
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