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Gli italiani scendono in piazza: monta la rabbia contro la violenza di Stato giallorossa

Pubblicato il 19/12/2020 09:48

Un governo che tira dritto lungo una strada lastricata di ingiustizie sociali, povertà, aumento delle diseguaglianze. Che continua a mettere gli operatori economici gli uni contro gli altri. E fa figli e figliastri, privilegiando sempre e comunque il mondo delle banche, al quale ha appena fatto l’ennesimo regalo sotto forma di cashback, con il benestare dell’Unione Europea. Una continua violenza di Stato, quella messa in atto da Conte e dai suoi ministri. Che insistono nel far sentire i colpa i cittadini, messi in ginocchio dalla crisi economica e costretti a rintanarsi in casa durante le feste, braccati dai feroci controlli sulle strade e per le città già annunciati dall’esecutivo. Qualcuno, però, ha iniziato a ribellarsi a queste folli imposizioni.

Gli italiani scendono in piazza: da Nord a Sud, monta la rabbia contro la violenza di Stato del governo

Commercianti, ristoratori, imprenditori hanno iniziato da Nord a Sud dello Stivale ad alzare la voce contro chi, dopo aver mostrato totale incapacità nella gestione della seconda ondata, oggi pensa di poter fare tutto e il contrario di tutto in nome della pandemia. Lasciando le briciole a milioni di italiani costretti a tenere bloccate le proprie attività, a rinunciare alle entrate mensili, in attesa sempre più vana di aiuti degni di questo nome. A dire basta sono state tante città, in ogni Regione. Come Assisi, dove i negozianti del centro storico hanno sfidato il freddo per riunirsi davanti alla Basilica di San Francesco. Manichini con lenzuoli bianchi e rossi hanno rappresentato l’indignazione di chi agli occhi dello Stato si sente invisibile e non accetta di pagare ancora per gli errori altrui.

Gli italiani scendono in piazza: da Nord a Sud, monta la rabbia contro la violenza di Stato del governo

Scene simili a Vercelli, in Piemonte, dove centinaia tra titolari di ristoranti, bar, pizzerie e catering si sono radunati sotto la Prefettura lanciando cori e srotolando striscioni per ribellarsi alle imposizioni del governo. “Avete dato monopattini, sedie a rotelle per la scuola, e il nostro comparto lo trattate sempre come ultimo – ha detto Jose Saggia, presidente Fipe Vercelli Ristoranti – È un’oppressione contro di noi: non ne possiamo più, servono ristori veri”. A Bari è invece andato in scena un corteo funebre lungo il centralissimo corso Vittorio Emanuele: vestiti di nero, con le corde al collo, i ristoratori si sono presentati con scritte emblematiche come “invece di litigare per come spartirvi il Recovery Fund, pensate a salvare chi sta fallendo per i vostri errori”.

Gli italiani scendono in piazza: da Nord a Sud, monta la rabbia contro la violenza di Stato del governo

Proteste che nascono spontanee, attraverso dei semplici passaparola, e si moltiplicano a ogni latitudine. Sposandosi con altre iniziative come lo sciopero fiscale indetto dai commercianti toscani, che hanno anticipato al governo la volontà di non pagare Irpef, Ires e Irap visto il loro totale abbandono da parte di uno Stato assente nel momento del bisogno, dopo aver chiesto tanti sacrifici. Il segnale che c’è un’Italia consapevole dell’arroganza e dell’incapacità di un esecutivo che continua a ripetere gli stessi, tragici errori. E ha deciso di ribellarsi a questa violenza di Stato.

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