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“Ha solo protetto la sua salute”. La storica sentenza che smonta l’obbligo vaccinale di Draghi e Speranza

Pubblicato il 17/03/2023 08:40 - Aggiornato il 17/03/2023 08:42

Una decisione arrivata come l’ennesima mazzata per i difensori dell’obbligo vaccinale e delle tante imposizioni con le quali gli italiani si sono trovati a fare i conti nei giorni, sciagurati, della gestione dell’emergenza Covid. Con una sentenza depositata il 13 marzo, infatti, il giudice Andrea Cruciani ha stabilito il “non luogo a procedere” nei confronti di un militare che si era presentato in caserma sprovvisto del Green pass, l’odiosa certificazione virtuale sulla quale tanto avevano insistito Mario Draghi e Roberto Speranza. Secondo il magistrato, “la presenza dell’imputato all’interno del presidio non poteva mettere a rischio il personale”. O almeno non più di quella degli altri soldati, che pure si erano regolarmente sottoposti alla vaccinazione pur di ottenere il pass. (Continua a leggere dopo la foto)
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Cruciani, come riportato da La Verità, ha preso di mira in particolare la sentenza con la quale la Consulta aveva legittimato l’obbligo introdotto da Mario Draghi e dal suo esecutivo a carico di personale sanitario e forze dell’ordine. Sottolineando come sia stata richiamata un’affermazione dell’Istituto Superiore della Sanità per cui la vaccinazione “costituisce una misura di prevenzione fondamentale”. Come ammesso dalla stessa Pfizer, oggi sappiamo con certezza che non è mai stato così. (Continua a leggere dopo la foto)

Il giudice ha rilevato, piuttosto, l’opposto: “L’idoneità dei vaccini attualmente in commercio a impedire di essere contagiati e contagiare a propria volta non solo non è pari o avvicina al 100%, ma si è rivelata prossima allo zero”. Cruciani ha rivendicato così il suo dovere di “operare un vaglio critico”, invece di accettare passivamente dati e indicazioni fornite dall’alto e tutt’altro che affidabili. (Continua a leggere dopo la foto)

giudice sentenza obbligo vaccinale

Non solo. Per Cruciani il militare, oltre a non mettere in pericolo i colleghi, ha agito “per necessità”: ha evitato di esporre sé stesso a eventuali effetti collaterali dell’inoculazione. “Un trattamento sanitario obbligatorio – come stabilito tra l’altro dalla nostra Costituzione – violerebbe il rispetto della persona umana”.

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