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“Sperimentali e inefficaci”. La giudice smonta le politiche di Draghi e Speranza: una lettera da applausi

Pubblicato il 21/03/2023 08:52 - Aggiornato il 21/03/2023 09:47

Soltanto oggi, finalmente, la verità sulla disastrosa gestione della pandemia sta venendo finalmente a galla. Con gli italiani costretti all’inoculazione di vaccini anti-Covid che si erano rivelati fin da subito inefficaci, incapaci di impedire tanto l’infezione quanto il contagio. E nonostante questo eletti a panacea in grado di liberarci da ogni male, con i cittadini costretti a rinunciare al loro diritto di scelta e a prenotare la somministrazione, pena l’impossibilità di lavorare e vivere una vita normale. Per fortuna c’è chi, con coraggio, ha iniziato da tempo a battersi contro questa ingiustificabile dittatura sanitaria, ancora oggi difesa da opinionisti e scienziati. La giudice fiorentina Susanna Zanda era salita agli onori della cronaca quando aveva ordinato il reintegro di una psicoterapeuta sospesa perché non in regola con l’obbligo vaccinale. Una battaglia portata avanti anche di recente, con un quesito invitato direttamente al Consiglio Superiore della Magistratura. (Continua a leggere dopo la foto)
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Come raccontato da Ermes Santucci sulle pagine del Foglio, il 31 marzo 2022 era stato decretata la fine dello stato di emergenza, con l’uso del Green pass prolungato però fino al 15 giugno per gli over 50. La magistrata, classe 1966, non si era vaccinata, rivendicando la propria libertà di scelta, e si era poi rivolta al Csm per sapere se sarebbe andata incontro a sanzioni sul piano disciplinare qualora fosse entrata a lavoro sprovvista del certificato virtuale. (Continua a leggere dopo la foto)

La giudice fiorentina smonta in una lettera l’obbligo vaccinale

Nella richiesta, Zanda aveva sottolineato come gli over 50 fossero obbligati all’inoculo “di un trattamento genico sperimentale” del quale si conosceva già l’incapacità di immunizzazione, “confermata dalla stessa Aifa”. Qualcuno l’aveva additata come la terribile “giudice no vax”, quando in realtà la donna stava cercando semplicemente di far valere i propri diritti sottolinenado la follia di obblighi vaccinali scattati attorno a farmaci inefficaci e che sollevavano forti dubbi sulla sicurezza. Nel quesito, la giudice sottolineava anche la grottesca barzelletta del Green pass, con i cittadini umiliati e costretti a esporre continuamente un Qr code simile “a quello che si rinviene nella merce esposta al supermercato”. (Continua a leggere dopo la foto)

La risposta del Csm? Nessuna. Il Consiglio ha scelto di far cadere nel vuoto le domande rivolte da Zanda, che chiedeva se fosse giusto vedere il proprio posto di lavoro a rischio per la scelta di non vaccinarsi. Vero che, nel frattempo, anche l’obbligo di Green pass è stato finalmente superato, eliminando l’ultima ingiustizia figlia della pandemia. Ma resta il sospetto che, semplicemente, neanche i più autorevoli tra i magistrati siano stati in grado di giustificare le folli scelte di Draghi e Speranza, per fortuna oggi lontani dai palazzi del potere.

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