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George Soros e non solo. Ecco cosa si nasconde dietro la lobby legale che sostiene il Qatar

Pubblicato il 14/12/2022 17:07

Poteva mancare il nome di George Soros, il grande burattinaio, nello scandalo Qatargate? No. Infatti, a 92 anni suonati, l’ispiratore e finanziatore, o presunto tale, delle strategie politiche dell’élite globalista nonché sponsor delle Ong che perlustrano il Mediterraneo, rappresenta il filo rosso che lega tutti gli arrestati e gli indagati di questo scandalo che, se non sarà “silenziato”, è destinato a fare epoca. Partiamo dall’ex eurodeputato Antonio Panzeri, il principale indagato, che veniva definito in un dossier per Open society (la rete di fondazioni internazionale creata dal magnate) come “alleato affidabile”. Poi, tra gli alleati (o i sottoposti?) di Soros sarebbe rientrato pure Andrea Cozzolino (Partito democratico e gruppo dei Socialisti europei), presso il cui ufficio dell’Europarlamento svolgeva il ruolo di assistente quel Francesco Giorgi, compagno di Eva Kaili, che pare sia ora la gola profonda dell’indagine, o almeno così scrive Fausto Biloslavo su il Giornale di oggi. Anche se Cozzolino afferma di non essere indagato, negli atti dell’inchiesta ci sarebbe una sua mail che chiede al gruppo Socialisti europei di non votare la risoluzione contro il Qatar. (Continua a leggere dopo la foto)

Sono lambiti dall’inchiesta, dunque, gli “alleati affidabili” del miliardario americano d’origine ungherese. Un nome apparentemente innocuo, “Gruppo di amicizia”, magari fa pensare a un torneo di calcetto o a una pizza tra ex compagni di classe, ma cela invece rapporti inconfessabili. Precisamente, erano in tredici europarlamentari a comporre il Gruppo di amicizia Qatar-Ue, una sorta di superlobby transnazionale e trasversale. Invero, per ora nessuno dei tredici è indagato, ma il centrista spagnolo Jose Ramon Bauza ha sospeso il gruppo e l’attività dei tredici “amici”, il cui compito era di assistere lo Stato del Qatar ad articolare e promuovere le sue priorità e posizioni politiche all’interno del Parlamento europeo e nelle altre istituzioni, in particolare la Commissione e il Consiglio.

Capitolo Ong: delle due coinvolte, la “No Peace Without Justice” venne fondata da Emma Bonino, che non è indagata e che oggi “non ricorda”, ma notoriamente vicina a Soros, per sua stessa ammissione finanziatore di +Europa. “Fight Impunity”, invece, è stata fondata dallo stesso Panzeri e le sue attività sono al vaglio degli inquirenti belgi. Inoltre, nell’articolo di Fausto Biloslavo vien dato conto di come anche la nuova giovane star del Pd, Elly Schlein, anch’ella in passato europarlamentare, fosse nella lista degli “alleati affidabili” di George Soros. (Continua a leggere dopo la foto)

Pensavamo che, durante i mondiali in Qatar, in pochi lo avrebbero ricordato, ma l’occasione ci è propizia per ribadire i pesanti sospetti della comunità internazionale in merito al presunto finanziamento da parte del piccolo Stato delle milizie Jihadiste.

“Italian connection”: così è stata ribattezzata l’inchiesta della polizia belga che sta facendo tremare la sinistra italiana, a cui fanno riferimento tutti gli arrestati così come i semplici indagati. Siamo a trent’anni esatti da Tangentopoli, e sembra di essere tornati a quei giorni, quando quotidianamente emergevano nuove collusioni, accuse, arresti. Ora, con aggiornamenti continui, e con il presunto coinvolgimento, se pur defilato, del Grande Vecchio George Soros sembra davvero un deja vu in salsa internazionale.

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